Andrea Bajani e il mito ‘dell’ est’…per gli imprenditori italiani

Si sa, Torino è città di multicultura. Basta fare un salto a Porta Palazzo e lasciar che l’orecchio s’abbandoni alla “babilonia” di idiomi per rendersene conto.
Niente di cui stupirsi, se pensiamo che uno spettacolo simile già si consumava negli anni Sessanta, in pieno boom economico, quando le strade del centro città brulicavano di accenti dal sud all’est Italia. Accenti che non hanno mai smesso di parlare, fino a mischiarsi a dialetti d’oltre confine appartenenti a Paesi più o meno lontani… 
 

 Fonte; DG TO

Nuove cittadinanze
Tra le comunità straniere insediate a Torino, la più numerosa è quella rumena. Secondo alcuni dati aggiornati al 2006, i Rumeni regolari a Torino e provincia sarebbero circa 40 mila. In proporzione alle altre è la comunità che conta più lavoratori, soprattutto nel campo dell’edilizia, e il maggior numero di imprese aperte negli ultimi anni – tanto che, dal 2004 a oggi, 3 imprese su 5 aperte da stranieri sono rumene (dati www.terradelfuoco.org).

“Esodi incrociati”
Ma il legame Romania-Italia non è a senso unico perchè, dal canto loro, anche gli Italiani hanno dimostrato un certo interesse verso la terra rumena, in particolare a partire dall’inizio degli anni Novanta dopo la caduta della dittatura di Ceausescu…

Ad affrontare questo rapporto “bilaterale” in Se consideri le colpe, il suo ultimo libro, è Andrea Bajani, classe 1975, torinese di vita e lavoro.
“Questo è un libro sull’abbandono, privato e pubblico” ci racconta Andrea. Si, perché il romanzo, al cui interno si cela un’anima d’indagine, narra il dramma di un figlio che, alla notizia della morte della madre, si mette in viaggio verso la Romania, la terra che la donna, imprenditrice italiana, aveva scelto come meta per rincorrere due sogni: arricchirsi, delocalizzando la sua azienda in quelle lande in cui “pareva che tutto fosse permesso” – quasi fossero la versione europea del mito americano dell’ovest; e inseguire l’uomo amato. L’idea che il figlio ha della Romania è dunque quella della “terra dell’oro”; ma, una volta lì, lo spettacolo che si presenta ai suo occhi è ben diverso: miseria, contraddizioni, ovunque italiani imprenditori che fan da padroni.

“In Italia i Rumeni sono tanti, ed è un dato di fatto che le nostre imprese si trasferiscono nell’Europa dell’est perché costa meno produrre. Ma non bisogna pensare che tutto ciò sia scontato” spiega Andrea, che ha scritto il romanzo per la volontà di capire e rendere noto “l’esodo incrociato” tra Italia e Romania, per parlare di due popoli entrambi in cerca di fortuna, ma in modo diverso. E aggiunge: “In Italia spesso si sente dire che le nostre aziende delocalizzate portano ricchezza; ma basta osservare il numero di immigrati aumentare sempre di più per capire che quel giudizio non corrisponde al vero”.

Per scrivere il romanzo, Andrea ha raccolto molte testimonianze sia in Italia che in Romania, appoggiandosi ad associazioni e comunità, professori universitari. “Qui da noi fanno fatica, ma qualche cosa riescono a trovare. Sono sempre in movimento e hanno una gran voglia di lavorare. Insomma, la maggior parte di loro ha ben poco a che fare con l’immagine di criminalità che emerge dai tg”. Immagine che, mi vien da notare, non è mai affiancata da quella dell’italiano in giacca e cravatta direttore della fabbrica di scarpe…

Per approfondire:
www.einaudi.it , per la scheda di Se consideri le colpe
www.terradelfuoco.org ,  per maggiori informazioni sulla comunità rumena a Torino. (Terra del Fuoco è una ONG torinese che promuove e sostiene l’integrazione europea, cooperando soprattutto con i Paesi di nuovo ingresso nell’UE).




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