Antigone: L’assenza di mediazione, tra le cause di discriminazioni nelle carceri

18
Feb

La presenza di cittadini di origini straniere nelle carceri italiane è sovradimensionata rispetto ai numeri dell’immigrazione. Questa sovra-rappresentazione è molto spesso dovuta a fattori discriminatori, secondo uno studio dell’Associazione Antigone. Uno dei fattori più penalizzanti per gli arrestati stranieri è l’assenza di adeguata mediazione linguistica e culturale.

Antigone è una «associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”, è nata alla fine degli anni ottanta, promossa, tra gli altri, da Massimo Cacciari, Stefano Rodotà e Rossana Rossanda. E’ un’associazione politico-culturale a cui aderiscono prevalentemente magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari, insegnanti e cittadini che a diverso titolo si interessano di giustizia penale.” (Saperne di più)

Nel suo XIII° Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia, intitolato “Torna il carcere”, L’associazione individua molti problemi nella gestione delle pene carcerarie. In primo piano il sovraffollamento delle strutture. Ma non solo. Sono molti i motivi che rendono il sistema penale italiano ingiusto e discriminatorio, verso tutti gli “ospiti dello Stato”. Ma lo è in modo particolare nei confronti degli imputati e dei detenuti di origine straniera. E questo per vari motivi.

Le cause di una sovra-rappresentazione

Copertina del Rappoto: “Torna il carcere”

Molto spesso viene tirato in ballo, in politica, il fatto che la percentuale di stranieri in carcere è di molto superiore alla percentuali di presenza totale di stranieri in Italia. La popolazione immigrata nella sua totalità è stimata a circa 8% (dati Istat 2016), mentre la popolazione di stranieri detenuti ammonta a circa il 35% (Fonte: DAP Scarica i dati). Da qui risulta facile per alcuni esponenti politici, ma anche nel mondo della ricerca, fare una equazione che sembra ovvia, se si guardano le cifre senza capire cosa si cela dietro: Immigrazione = delinquenza e insicurezza. (Immigrazione e sicurezza in Italia. Marzio Barbagli. Editore: Il Mulino, 2008).
Ma guardando da più vicino questa equazione non tiene la strada, ci dice il rapporto di Antigone. Perché solo guardando la differenza tra arrestati (dove gli stranieri sono solo il 29%) e i numeri di detenuti in regime di custodia cautelare (41%) e quelli detenuti in esecuzione di pena (31%) si capisce che gli stranieri rimangono di più in carcere perché mal difesi, perché non hanno condizioni per la custodia domiciliare o per le misure alternative al carcere.

Per illustrare questa serie di condizioni sfavorevoli agli stranieri, la ricerca porta un esempio emblematico :

“quello di Karim (nome di fantasia), arrestato (,,,) per contraffazione di banconote, con applicazione della custodia cautelare in carcere. Inizialmente Karim è stato difeso da un avvocato d’ufficio che addirittura ha rinunciato alla traduzione degli atti essenziali del processo, nonostante l’interessato non comprendesse la lingua italiana e si professasse innocente. Il difensore di fiducia, nominato ´[successivamente] ha ottenuto la modifica della misura in arresti domiciliari, dopo aver provato l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza: incredibilmente le banconote non erano mai state sottoposte ad alcun esame tecnico per verificare che fossero false e, a seguito dell’istanza della difesa, ne è stata infine accertata l’autenticità. Ciò nonostante, alla prima richiesta di revoca o modifica sono stati concessi soltanto i domiciliari. Tale misura è stata poi revocata soltanto il 20 luglio, a seguito di una ulteriore istanza della difesa. L’interessato è stato infine assolto con formula piena ed ha presentato domanda di risarcimento del danno per l’ingiusta detenzione subita per 28 giorni in custodia cautelare in carcere e 44 giorni in regime di arresti domiciliari.”

“Racial Profiling” (arresti motivati principalmente dai tratti somatici), assenza di condizioni per gli arresti domiciliari, cattiva qualità della difesa (spesso difensore d’ufficio), ma anche l’assenza totale o scarsità di traduzione e di mediazione linguistica e culturale… porta molti stranieri a stare in carcere allorché innocenti o colpevoli di reati che non portano normalmente a scontare la pena in carcere.

Mediazione interculturale nei tribunali una assenza che si nota.

La giustizia italiana sembra essersi accorta della necessità della presenza di Mediazione Interculturale nei processi che coinvolgono cittadini di origine straniera. Lo dimostra l’ultimo bando istituito per reclutarne alcuni (Bando per reclutare 15 Mediatori Interculturali). Sarà per effetto della recente direttiva europea 2010/64, che sottolinea l’importanza di assicurare una adeguata mediazione linguistica a tutti gli imputati.

Ma la non comprensione della lingua e la non comprensione delle regole del sistema giudiziario resta tra i maggiori fattori di discriminazione dei cittadini di origine straniera. La normativa prevede la presenza di adeguato sostegno linguistico e culturale in ogni fase procedurale. Ma la realtà ci racconta tutta un’altra storia.

I traduttori e i Mediatori Interculturali che intervengono nei tribunali soffrono di una assenza totale di inquadramento giuridico e professionale. Le procedure di ingaggio o di reclutamento variano da una città all’altra, da una regione all’altra. Anche il sistema di remunerazione è veramente lamentevole. Si parla di 7 Euro. l’ora in prima udienza per scendere addirittura a 4 Euro l’ora nelle seguenti. Retribuzioni veramente scarse e pagate con tempi biblici che possono arrivare a anni.

Urge l’istituzione di un iter nazionale unificato per l’ammissione alla lista di traduttori e mediatori interculturali ammessi nei tribunali e di una tarificazione del servizio che renda dignità a un lavoro più che utile, indispensabile. E queste sarebbero le condizioni necessarie per fornire al sistema giudiziario italiano delle risorse in materia di traduzione e mediazione culturale che siano di facile reperibilità ma soprattutto serie, adeguatamente formate e qualificate. E per assicurare anche agli stranieri la veridicità di quella massima, scritta sopra ogni aula di giustizia, che dice: “La legge è uguale per tutti.”

 

Fonti:

 




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