Dossier: Mediazione Interculturale e integrazione in Europa: 2. la Francia

Continua la pubblicazione del dossier sulla Mediazione Interculturale come viene vista e vissuta nei vari Stati della Comunità europea. In questa seconda puntata, buttiamo un occhio, oltre la catena degli Alpi, su come avviene la mediazione interculturale in Francia: Quadro legislativo, percorsi formativi e gli ambiti in cui intervengono i Mediatori Interculturali (MI)

–    Clicca qui per leggere la prima puntata del dossier: L’Italia

 

        La Francia viene chiamata la culla della mediazione Interculturale. Occupa probabilmente uno dei posti più importanti in tema di immigrazione da un punto di vista demografico, culturale ed economico. Nel suo territorio vige il principio dello Ius soli, legge adottata il 16 marzo del 1998, conosciuto come « Legge Guigou ». Quindi, chi nasce in Francia, diventa automaticamente cittadino francese, tenendo presente, che oltralpe sono già arrivati oltre la quarta generazione di popolazioni con origini non francesi.
Il concetto di integrazione delle persone immigrate, in Francia si coniuga co l’uguaglianza dei diritti fondamentali per tutti quelli che vivono sul territorio francese, a prescindere dalla loro nazionalità e dalle loro origini. Questo significa che nel rapporto tra cittadino e Stato non esistono passaggi intermedi separati per gruppi etnici di minoranza.
In Francia la figura del MI si presenta in due diciture distinte:
1. Adulte-relais/ Mediatore Interculturale
2. Interprete in ambito sociale

Due profili professionali diversi, che, entrambi, hanno come matrice l’attività di mediazione interculturale, ma che sul piano normativo si regolano in modo differente.

L’Adulte-relais

L’Adulte-relais (AR) nasce negli anni 80′ con la funzione della mediazione nelle banlieus, le periferie popolari, esercitato prima in forma volontaria e viene inquadrato in seguito con contrati precari. A partire dal 2001 viene inserito in più settori: sanità, educazione, trasporti pubblici e quartieri. La posizioni dell’AR si rinforza. L’amministrazione lo individua come figura in grado di migliorare le relazioni tra gli abitanti dei quartieri disagiati e i servizi pubblici.
Lo stato accorda finanziamenti alle strutture che propongono progetti di mediazione. Le strutture sono sia organismi statali, sia associazioni e strutture private senza scopo di lucro. I finanziamenti arrivano dal Ministero della politica per le città ed erogati dai prefetti. Lo stato paga l’80% del salario per tre anni rinnovabili. Il contratto é previsto a tempo pieno ad un massimo di 35 ore settimanali. Lo stipendio oscilla tra 1000-1200 €. Le persone impiegate in queste funzioni hanno almeno 30 anni e devono essere abitanti dei quartieri interessati.

Gli obiettivi di questa figura, sono indicati dalla circolare Div/Dpt-iede/2000/231 del 26 aprile del 2000.

Nel 2002, nel decreto nr 374 del 20 marzo, le missioni affidate agli Adultes-relais sono definite dall’articolo L.12-10-1 del Codice del Lavoro.
Nel 31 marzo esce una circolare del DIV (Delegazione Interministeriale nelle città) la quale prende in considerazione alcune raccomandazioni che riguardano anche i percorsi formativi per favorire l’inserimento lavorativo al termine del proprio contratto.
Il dispositivo adulte-relais raggruppa i tipi di mediazione in quattro tipolologie:
– due centrati sulla persona: a) accompagnamento di persone fondato su una prossimità sociale e culturale; b) accompagnamento individualizzato concepito tramite operatori professionali sulla base della loro competenza.
– due centrati sui gruppi e sulle istituzioni: c) azioni indirizzati verso le istituzioni e autorità politiche; d) azioni indirizzati verso alla cittadinanza e di mobilitazione collettiva.

L’Interprete in ambito sociale

Per quanto riguarda gli interpreti in ambito sociale (in francese interprete en milieu social IMS) non esiste una specifica normativa di riferimento. Gli IMS non sono da confondere con gli interpreti linguistici (quelli che fanno ad esempio la traduzione simultanea, per intenderci). La figura dell’IMS è una figura principalmente sociale. Il loro principale punto di riferimento é l’Istituto Ism ( servizio di interpretariato per i migranti) a Parigi e che ha iniziato la sua attività negli anni’80 partendo da esperienze di mediazione. (http://www.ism-interpretariat.fr/interpretariat-en-milieu-social/)
Gli interpreti sociali in Francia parlano circa 90 lingue, operano per conto di circa 5.000 organismi ed effettuano migliaia di interventi telefonici. Il 4% dei salariati partecipa in attività di formazione continua.

I percorsi formativi per il mediatore Interculturale

Al termine del loro percorso formativo agli adultes-relais viene riconosciuto un equivalente del diploma di scuola superiore come Tecnico del Servizio di Mediazione (Tsm)
Ci sono due modi per ottenere questo titolo: attraverso una formazione di lunga durata, o da un processo di validazione di almeno 3 anni di esperienza lavorativa sul campo che permette il recupero di crediti formativi.

Tra gli anni 1995-97, é stato prodotto un codice deontologico e un corpus di riferimento.
Negli stessi anni e al termine di scambi con altri parsi europei (Germania, Paesi Bassi, Belgio e Italia). Viene prodotta una carta della mediazione sociale dall’Associazione Fiaism ( associazioni interni femminili per servire agli immigrati)
Nel 1997 Profession Banlieu pubblica il primo codice deontologico.

– 1998-2000, dopo il rifiuto dal Ministero degli Affari Sociali del riconoscimento della mediazione culturale, dà la possibilità ai mediatori di fare domanda di formazione presso alla Direzione della popolazione e delle Migrazioni (Dpm) curato anche dall’Istituto regionale del lavoro sociale ( Irts).

-2000-2002: le associazioni di «femmes-relais» si organizzano in federazione, nasce l’Arifa per stilare un corpus di riferimento per la certificazione della mediazione culturale.

– 2004: Il sistema VAE (Validazione degli Acquisti e dell’Esperienza) permette ai mediatori l’accesso al titolo: possono essere persone non diplomate che attestano almeno tre anni di esercizio di attività di mediazione interculturale.

Attualmente le formazioni di breve durata si aggirano intorno ai 20 giorni e sono basate sull’alternanza per poter proseguire la propria attività. La formazione lunga prevede 910 ore di cui almeno il 50% in alternanza, un’alternanza integrativa. L’interazione tra pratica e formazione permette di professionalizzare sia la persona che il luogo di lavoro.

– 2006-2008, nuove azioni per ottenere da differenti Ministeri un riconoscimento nelle convenzioni collettive.

I programmi di formazione in materia di mediazione interculturale in Francia sono portati vanti sia da enti pubblici che privati, e ce ne sono tantissimi. Tra questi si possono citare i corsi dell’Università Paris 8, l’università di Nizza Sophia Antipolis, il Celsa, all interno della Sorbona (Paris IV), e l’Istituto degli studi politici d’Aix-En-Provence.

Sono attivi circa 4000 mediatori sociali e interculturali e circa 600 interpreti in ambito sociale.

Ambiti di intervento del mediatore

Secondo un rapporto nazionale fatto nel 2009, il 25% dei professionisti mediatori interculturali opera nella regione Ile-de- France, il 13% nel Nord-Pas-de-Calais, il 6% nella Rhône- Alpes e in Provence-Alpes Cotes d’Azur. La maggior parte dei mediatori é impiegato con un rapporto di lavoro tempo pieno, e solo 7,7% ha siglato un contratto a tempo parziale.

Sociale

I mediatori intervengono nell’ambito sociale, negli uffici per l’integrazione sociale, negli osservatori sulle politiche sociali e nel Terzo settore. L’attività di prevenzione/risoluzione del conflitto viene svolta esclusivamente dalle mediatrici, così anche le azioni per promuovere la cultura di origine o eseguire accompagnamenti individualizzati.

Sanità

Nell’ambito sanitario, svolgono attività di consulenza in ospedali e centri di protezione materno-infantile. Prevengono i conflitti in ambito sanitario. Le associazioni di mediatrici operano per convenzioni, ma anche su richiesta degli utenti.

Educazione e formazione

Esistono posti di adultes-relais pensati su misura per singoli operatori senza il supporto di qualche associazione. I mediatori vengono chiamati solo quando gli insegnanti non riescono a dialogare direttamente con le famiglie. Invece gli interpreti vengono chiamati solo per promuovere la cultura d’origine.

Lavoro

Nell’ambito del lavoro agiscono in modo sistematico. Lavorano nei Centri per l’Impiego, e non operano al fianco di enti sindacati o del terzo settore. Le attività maggiori, sono informazione e l’orientamento lavorativo. Nello specifico, per i disoccupati.

Giustizia

Gli interpreti vengono sollecitati solo su questioni linguistiche (interpretariato e traduzione). L’Ism interviene spesso in carcere. Accompagnano i richiedenti asilo politico presso ai tribunali, o spiegano le ragioni del respingimento. Offrono anche consulenze in caso di divorzio e di affidamento dei figli. Hanno contatto con il giudice minorile per quanto riguarda questioni minori.

Accoglienza

In questo contesto sono chiamati sia gli interpreti che i mediatori.
Lavorano nelle strutture di accoglienza detti Cada ( Centri per rifugiati privati gestiti dalle associazioni con fondi statali), in altre strutture che si chiamano (Ofpra), di concessione del diritto d’asilo (Cnda) e di servizi sociali specifici per l’accoglienza di rifugiati ( Sfam).

Amministrazione

Entrambi i gruppi (AR e IMS) operano nelle prefetture, nei Comuni, nelle Maison de Justice et Droit, negli uffici dei «Départements» che corrispondono alle nostre Province e nelle questure.
Le femmes-relais operano nei quartieri, mentre gli interpreti agiscono come traduttori e scrivani pubblici.

In conclusione

Ben che partita relativamente tardi rispetto alla lunga storia di immigrazione che ha la Francia, la pratica della Mediazione Interculturale oltralpe gode di più riconoscimenti e regolamentazione e la figura del mediatore risulta più definita e meglio inquadrata dal punto di vista lavorativo e legislativo. Riconoscimenti e regolamentazioni che noi qui, da questa parte delle Alpi, continuiamo a chiedere da anni… Senza risultati.

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Fonte principale:   Il Mediatore culturale in sei Paesi europei (report di ricerca)  a cura di Simone Casadei e Massimiliano Franceschetti . Strumenti ISFOL, 2009.

Altre fonti da consultare (in lingua francese):
– Baron C., Bureau M.C., Lochard Y., Convertir l’expérience en qualification professionnele:
emple des médiatrices culturelles et sociales en Seine-Saint-Denis, Centre d’études de l’Emploi,
e d’études et de recherches sur les qualifications, Institut de recherches économiques et
– Baron C., Nivolle P., Adultes-relais: synthèse d’une enquête exploratoire réalisée entre août et
decembre 2001, Centre d’études de l’Emploi, 2002
– Blanchard M.M., Timera M., Le travail social et les nouvelles formes de médiation
, Service social d’aide aux émigrants (Ssae), 2003
– Blanchard-Laville C., Fablet D., Théoriser les pratiques professionnelles. Intervention et
recherche-action en travail social, L’Harmattan, 2003

Online:

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Dossier: Mediazione Interculturale e politiche di integrazione in Europa

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  2. Mediazione Interculturale e politiche di Integrazione in Francia,
  3. Mediazione Interculturale e politiche di Integrazione in Germania
  4. Mediazione Interculturale e politiche di Integrazione in Grecia
  5. Mediazione Interculturale e politiche di Integrazione nel Regno Unito
  6. Mediazione Interculturale e politiche di Integrazione in Spagna



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