Dossier: Mediazione Interculturale e integrazione in Europa: 5. Spagna

18
Feb

Continua la serie di articoli su Mediazione Interculturale e politiche di integrazione nei vari paesi della Comunità Europea. Questa settimana ci Occupiamo del caso della Spagna.

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La Mediazione interculturale (MI) in Spagna nasce verso la metà degli anni 90′, legata al recente fenomeno migratorio, anche se esistono anche esperienze di lavoro con i gitani, cittadini di origini Rom presenti in spagna da secoli.

A livello nazionale, non esiste ancora una normativa specifica per la Mediazione Interculturale. Non ci sono leggi statali. In alcune Regioni ci sono leggi per la mediazione familiare, ma non per i mediatori interculturali. Come in Italia, ogni Regione ed ogni Comune regola autonomamente il profilo del mediatore interculturale, i requisiti, gli orari… etc.

Quadro normativo

I diritti riconosciuti agli stranieri regolarmente soggiornati in Spagna sono quelli citati nella Costituzione Spagnola( art.13.1. :” Diritti degli Stranieri”.
La legge per gli stranieri n.4/2000, é una legge “Organica” che regola i grandi temi della società civile, e tra quelle, anche il tema dell’immigrazione che vengono aggiornati anche in relazione al cambio dei Governi. La legge garantisce a tutti gli stranieri indipendentemente della loro situazione amministrativa, il diritto all’assistenza sanitaria d’urgenza, così come assicura la piena assistenza per le donne in stato di gravidanza prima e dopo il parto, il diritto all’istruzione, ai servizi base, al patrocinio gratuito nei tribunali, al lavoro e al ricongiungimento familiare.

Invece le diverse Regioni, Province e Comuni hanno normative proprie. Per esempio, la regione di Madrid per il Piano d’integrazione 2009-2012 ha variato liberamente. Cosi anche quella Catalana e Andalusa.

A livello centrale il Ministero del Lavoro e degli affari sociali e il Ministero dell’Educazione, sono le strutture nazionali che si occupano di immigrazione. Il Ministero del Lavoro ha una Segreteria di Stato: l’Osservatorio permanente dell’Immigrazione, comunemente chiamata “L’OPI”, che annualmente elabora e pubblica un ” Annuario dell’Immigrazione. La segreteria del Ministero aggiorna le Università impegnate in questo settore sulle attività e sugli studi relativi alla mediazione. Attivano anche azioni per gestire i Centri di accoglienza dei rifugiati (Car). Nel Ministero dell’Educazione troviamo invece il Centro di ricerca e documentazione educativa (Cide).

I mediatori non sono assunti a livello nazionale, ma a livello locale, direttamente dal Comune o altre istituzioni. Operano spesso in gruppi di lavoro sia fra loro ma anche con altri professionisti. Il concetto di mediazione interculturale è legato fin dall’inizio alla presenza di un conflitto. Il mediatore culturale interviene per risolverlo con per obiettivo l’integrazione della persona o della famiglia. Oltre questo piano, lavorano anche per una mediazione preventiva.

In Spagna, grazie al costante lavoro dell’Università autonoma di Madrid (Uam), si diffonde una mediazione più ampia, basandosi sulla valorizzazione delle differenze. Una delle figure più conosciute nel campo dell’Immigrazione, è il professor Carlos Gimènez Romero che lavora all’Università di Madrid.

Al IV Congresso Mondiale di Mediazione, svolto in America Latina a novembre del 2008, il prof. Gimènez introduce la mediazione interculturale come metodo alternativo per la risoluzione dei conflitti e per la pacificazione dei paesi dell’area.

Percorsi formativi per il mediatore culturale

Esistono due filiere formative per l’accesso alla professione: istituzionale e la non formale.

La scuola principale per i Mediatori, ( istituzionale), la Emsi, ha organizzato corsi della durata di 4-5 mesi con una metodologia molto partecipativa, induttiva e socio-affettiva.

La Uam, invece (Università autonoma di Madrid), ha offerto corsi di durata 200 ore, di cui 140 in presenza e 60 in pratica.

Inoltre c’è anche un master in “Immigrazione, rifugio e relazioni inter-comunitarie” e un corso post-lauream in “Migrazioni e Cooperazione allo Sviluppo”, entrambi alla decima edizione. Attualmente ai corsi post- lauream partecipano anche stranieri che hanno almeno la laurea breve nei loro Paesi. Possono partecipare anche chi é impegnato nella mediazione, ma senza titoli universitari. In Spagna si mantiene una rete di 114 mediatori distribuiti nelle varie Regioni.

Un’altra Università sempre a Madrid, “La Comlutense, offre un corso di “Esperto in mediazione” in ambito familiare, scolastico e multiculturale; Quella di Siviglia ” Esperto in mediazione sociale e comunitaris in contesti interculturali”; a Valenza un master in “Mediazione interculturale dal punto di vista del genere” per le difficoltà che trovano le donne migranti.

L’Università di Barcellona offre un corso online in “Mediazione interculturale” e altri ancora…

Filiers non formale appartiene ai Associazioni e Organizzazioni non governativi. La più importante é a Barcellona, ” Desenvolupament Comunitari”, nata nel 1994. La sua maggiore attività si concentra nel campo di intercultura, mediazione sociale, dell’ugualianza delle opportunità. Ha anche una propria linea editoriale.

Alcuni associazioni hanno come obiettivo la formazione interculturale fra il personale che già opera nei servizi.

“L’Andalusia Accoglie”, offre 28 corsi. Obiettivo del gruppo é il riconoscimento del diritto alla cittadinanza degli immigranti, favorendo l’inserimento e l’integrazione, intesa come “diritto alla diversità e non diversitá dei diritti”.

Ambiti d’intervento del mediatore

I mediatori culturali lavorano attraverso ai fondi e finanziamenti che vengono passati dal Governo alle Regioni, da quanto esse spendono per i piani regionali o trasferiscono ai Comuni. L’impegno dello Stato é circa 500 milioni di euro l’anno.

I MC lavorano presso associazioni, Ong, fondazioni, sindacati e scuole. Spesso lavorano nei reti.
La Ong Accem lavora con mediatori a progetti nell’ambito di accoglienza, della formazione e dell’inserimento socio-lavorativo dei rifugiati e degli immigranti, con particolare attenzione ai minori non accompagnati, alle donne e alle minoranze etniche.

Sociale

L’intervento dei mediatori si svolge sia come lavoro individuale che integrato nel gruppo.

Sanità

I mediatori facilitano le relazioni fra gli immigranti e le diverse amministrazioni a superare le barriere culturali. Loro intervengono al Pronto Soccorso, porta d’entrata del servizio sanitario, ove il 25% delle richieste proviene dagli immigrati, di lavoro di prevenzione per le malattie infettive e altro.

Lavoro

I sindacai hanno propri mediatori che offrono servizi di mediazione intercuturale per immigrati e mediano nelle situazioni di conflitto e realizzano materiale formativo. Loro lavorano anche con immigrati temporanei ( dall’est Europea).

Sistema educativo e formativo

Nelle scuole la mediazione é di due tipi: risoluzione dei conflitti , malintesi e contrapposizioni di singoli o di gruppo e dall’altra parte nella costruzione di una convivenza interculturale.
I mediatori collaborano con gli insegnanti e svolgono anche attività di accoglienza.

Giustizia

A livello di preparazione per l’interpretariato/traduzione, l’Università di Alcalà de Henares, vicino a Madrid e di Granada preparano mediatori nei servizi sociali.
Per i richiedenti d’Asilo e Centri di Accoglienza, il mediatore aiuta i rifugiati per riconoscere le leggi internazionali e i diritti umani, e quelle spagnoli. Partecipa nei colloqui e verifica dati.

Amministrazione civile

In quest’ambito la presenza del mediatore é indispensabile nei vari rapporti fra utente straniero e personale dell’amministrazione. I servizi assumano direttamente i mediatori, in relazione alle etnie maggiormente presenti sul loro territorio per arrivare ad un miglioramento dei rapporti fra immigrati e comunità locale. I mediatori lavorano anche nella preparazioni dei progetti.

I dati sulla mediazione

I paesi di provenienza degli stranieri con permesso di residenza sono il Marocco, Romania, Ecuador e Colombia. Seguino i Iberoamericani e Africani.

La mediazione interculturale si rivolge anche ai 650.000 gitani che non sono inclusi fra gli immigrati.

 

Note:

Fonte principale:   Il Mediatore culturale in sei Paesi europei (report di ricerca)  a cura di Simone Casadei e Massimiliano Franceschetti . Strumenti ISFOL, 2009.

Altri riferimenti:

Articolo primo della costituzione Spagnola 

Reflexiones sobre la mediaciòn intercultural y experiencias desde la comunidad Valenciana 

Panorama de la mediación intercultural y la traducción/interpretación en los servicios públicos en España




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