Genova: i mediatori culturali per un aiuto ai detenuti stranieri

Secolo XIX –  Un “ponte” per superare le barriere linguistico-culturali che in carcere rendono ancora più difficile e fragile la situazione dei detenuti stranieri, oltre il cinquanta per cento dei reclusi negli istituti penitenziari genovesi. Lo lancia – con un progetto promosso dall’assessorato alle carceri per portare i mediatori culturali nella Casa Circondariale di Pontedecimo – la Provincia di Genova che, d’intesa con le istituzioni penitenziarie, ha già sostenuto numerosi interventi nelle carceri del territorio per favorire il reinserimento sociale e occupazionale dei detenuti, compreso il servizio, interno alle case circondariali, per l’orientamento al lavoro e l’occupabilità (vi si sono già rivolte 108 persone, 24 straniere) utilizzando voucher individuali, riserve di posti nei corsi di formazione a catalogo, tirocini e anche incentivi, finanziati dall’ente con i fondi di specifici progetti nazionali, per le aziende che assumono ex detenuti.
“Con i mediatori culturali – dice l’assessora Milò Bertolotto – vogliamo mantenere e consolidare i canali di comunicazione e dialogo con i detenuti stranieri, raccogliendone i bisogni dal punto di vista dell’assistenza legale, linguistica, formativa o lavorativa per dar loro nuove opportunità di reinserimento sociale a fine pena, o per assisterli nel caso intendano ritornare nel proprio paese”.
Nel carcere di Pontedecimo, dove la Provincia ha avviato anche progetti di sostegno al difficilissimo ruolo di genitori in carcere, i mediatori culturali in lingua araba svolgeranno, oltre a colloqui di orientamento pratico e incontri tematici sulla legislazione italiana in materia di lavoro, permessi di soggiorno e ricongiungimento familiare, anche attività dedicate alla cultura e alla religione islamica.




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