Giovani immigrati in Italia: un milione nel 2008

Le seconde generazioni sono al centro dell’ultimo rapporto presentato ieri dalla Fondazione Agnelli di Torino nell’ambito di Melting Box, la Fiera dei diritti e delle Parti opportunità che si sta svolgendo al Lingotto di Torino. Nel documento, che esamina la presenza sul territorio nazionale dei figli di cittadini stranieri, si prevede che nel prossimo gennaio gli attuali 900 mila giovani stranieri nati in Italia arriveranno a sfiorare il milione.

Le stime della Fondazione Agnelli fotografano un Nord del paese dove circa un nato su tre è figlio di cittadini stranieri.
Nelle cosiddette seconde generazioni – composte dai nati in Italia da genitori stranieri o da coppie miste – vengono incluse in senso più ampio le generazioni frazionali: la generazione 1,75 (i giovani nati all’estero e immigrati in Italia in età prescolare, ovvero 0-5 anni), la generazione 1,5 (i giovani stranieri immigrati in età comprese nella fascia 6-12 anni) e la generazione 1,25 (i giovani stranieri immigrati in età compresa tra i 13 e i 17 anni).
Nel 2007 le presenze più rilevanti si sono riscontrate nelle ultime due fasce d’età, con un portato di vissuti, studi e relazioni dal paese di origine così ben strutturati da generare conseguenze specifiche nel processo di integrazione.
Il trend generale indica comunque, un numero di nati e interamente scolarizzati in Italia in crescita costante.

La Fondazione Agnelli ha presentato a Melting Box anche il lavoro di ricerca sociale “Approssimandosi. Vita e città dei giovani di seconda generazione a Torino”, condotto su un campione di 900 giovani immigrati o d’origine straniera fra i 12 e i 21 anni residenti nel capoluogo piemontese (sui circa 7.600 presenti nell’area in quella fascia d’età, uno su otto), realizzato nell’ambito del programma “Persone, Generazioni, Sviluppo”.

Dalla ricerca emerge che l’età dei giovani migranti al momento dell’arrivo in Italia è determinante nel percorso di inserimento ed integrazione nella nuova comunità territoriale. L’arrivo in tenera età permette infatti al ragazzo di compiere in modo meno traumatico il percorso di avvicinamento al paese che ci si appresta a conoscere (sentendosi maggiormente liberi di definirsi “italiani”, ad esempio) e di creazione di amicizie e relazioni coi coetanei italiani.

Tra i temi centrali emersi dallo studio, i conflitti tra figli e genitori, portatori della cultura del paese di origine laddove i ragazzi sono proiettati in un contesto migratorio che li rende molto sensibili allo stile di vita dei loro coetanei italiani.
Emerge inoltre una marcata differenza di genere: le ragazze intervistate sono perfettamente divise fra chi vede nella famiglia l’ambito di realizzazione personale e chi invece lo lega al lavoro, laddove tra i coetanei maschi oltre il 70% (soprattutto cinesi e romeni) vuole ancora la donna relegata tra le mura domestiche.

Sono le seconde generazioni ad essere decisive per il processo di integrazione che ci aspetta. Senza dubbio per il numero, sensibilmente in aumento, ma soprattutto perché “dimostrano nella scuola e nella vita quotidiana una gran voglia di fare e di crescere, di diventare cittadini a pieno titolo e persone realizzate nella vita e nel lavoro”, come afferma il direttore della Fondazione Agnelli, Marco Demarie.




  • Share: