Il Sole 24 ore: Le promesse elettorali? Difficili da mantenere

Il Sole 24 Ore – La stretta sulle espulsioni dei clandestini, annunciata dal Pdl, è ancora una promessa dall’esito incerto. Lo sanno gli stessi esponenti politici ora alle prese con le soluzioni pratiche dopo aver annunciato, per esempio, l’allontanamento dalla capitale di 20 mila immigrati illegali, come ha fatto Gianni Alemanno nella campagna elettorale per il Campidoglio. Il Viminale nel 2006 ha espulso 45.449 soggetti; di più ha fatto nel 2007, i dati aggiornati al 31 agosto parlano di 48.529 unità.
Ma di certo moltissimi espulsi circolano lo stesso in Italia come clandestini. Anche perché gli stranieri davvero rimpatriati, magari con voli di linea – anni fa per gli albanesi furono usati treni blindati – sono una quota molto contenuta delle cifre totali, ridottasi poi ai minimi termini con il governo Prodi. Per una scelta politica, ma anche per motivi meno nobili: non ci sono i fondi. I posti vuoti nei Cpt – Centri di Permanenza Temporanea, rientrano nello stesso scenario: impiegare le forze di polizia per rintracciare i clandestini è costoso. In questo settore, i tagli al Viminale si sono fatti sentire.
Anche se, a sentire Franco Frattini – che ha lasciato da poco la vicepresidenza dell’Unione europea per tornare nel Parlamento italiano e, con ogni probabilità, su uno scranno di ministro l’Italia ha trascurato le risorse economiche comunitarie e la possibilità di rimpatriare i clandestini con l’aiuto della Ue. È probabile che il nuovo esecutivo spingerà su questo fronte.
Così come agirà per trovare il consenso degli altri Stati che spingono per rivedere le norme sulla libera circolazione dei cittadini dell’Unione. Francia e Spagna sono in linea con gli orientamenti italiani e la prossima presidenza Ue, che tocca a Parigi, potrebbe favorire una scelta del genere. Solo così il tema dell’emergenza criminale in arrivo dall’Europa dell’Est può trovare una soluzione possibile: ma ci vorrà una decisione finale di Bruxelles, che non arriverà dall’oggi al domani.
Senza contare che l’ondata di immigrazione clandestina, ora in ripresa con il ritorno della bella stagione, ha anche flussi quasi ingovernabili, o perlomeno assai poco soggetti alle norme dello Stato.
Quando si tratta di rifugiati politici, o di profughi che richiedono asilo, entrano in campo le norme internazionali: con i somali piuttosto che gli eritrei, o gli afghani, parlare di espulsione è quantomeno improvvido. Guarda caso, il Viminale registra un maggior afflusso di stranieri, a partire dall’inizio dell’anno, proprio dal Corno d’Africa.
Al di là delle scelte politiche, ridurre la presenza dei clandestini è un’operazione molto impegnativa e senza garanzia di grandi risultati. Uno scenario che fa dire a una fonte qualificata del Viminale, che chiede l’anonimato: “Chi andrà al ministero dell’Interno si accollerà una rogna senza soluzione. Con poche risorse e altrettanto scarse possibilità di intervenire sulle norme, dati i vincoli comunitari”.
Ma gli impegni in campagna elettorale andranno pure rispettati. Si potrà cominciare con un’azione più intensa e con un impegno rilanciato delle forze di polizia destinate all’immigrazione. Senza mai dimenticare che un conto sono i clandestini rintracciati, un altro è quello degli effettivamente allontanati: sono circa il 60%, come ricordava il prefetto Alessandro Pansa, quando nel 2004 seguiva l’immigrazione.
Poi dovranno essere accelerate tutte le trattative per gli accordi bilaterali di rimpatrio, gli unici efficaci per garantire il ritorno effettivo negli stati d’origine: con la Cina, per esempio, non c’è nessuna intesa. Fondamentali anche le relazioni con la Libia, crocevia inevitabile di tutta l’immigrazione africana. La costruzione di un’autostrada, annunciata da Berlusconi a Gheddafi nel precedente mandato a palazzo Chigi, è ormai un impegno includibile.
L’uovo di Colombo, in questa materia, sta in una tattica a costo zero e senza particolari difficoltà: la comunicazione. Non è decisiva, ma può incidere parecchio. “Basta dare annunci in senso restrittivo, o di segno opposto, e i flussi migratori si adeguano” ricorda sempre la fonte del ministero dell’Interno. Non a caso il ministro Giuliano Amato andò su tutte le furie quando – il governo si era appena insediato – il collega alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero annunciò da Lampedusa insieme al sottosegretario Marcella Lucidi lo stop ai voli di rimpatrio. Poi fioccarono le rettifiche, ma la frittata ormai era stata fatta.




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