Il termine turco Yakamoz- “Riflesso di luna sull’acqua” la parola più bella del mondo

 MARCO ANSALDO –  LA Repubblica 27 dicembre 2007
– La redazione della rivista tedesca Kulturaustausch (“Scambio di culture”) ha organizzato una gara tra parole provenienti da tutto il mondo. Alla fine del 2007 l’espressione più bella è risultata la turca “yakamoz”, il cui significato in italiano è traducibile con almeno sei parole: vuol dire “il riflesso della luna sull’acqua”.

Parole del cuore le abbiamo tutti. Sono termini di uso quotidiano, diminutivi, vezzeggiativi, qualche volta in dialetto, espressioni che rivestono un’importanza particolare, capaci di essere poetiche o magari anche grossolane.

Sulla base di questo assunto si è mossa la redazione della rivista tedesca Kulturaustausch (“Scambio di culture”) che nel corso dell’anno ha organizzato una gara tra parole provenienti da tutto il mondo. Alla fine del 2007 l’espressione più bella è stata scelta: ed è risultata la turca “yakamoz”, il cui significato in italiano (e anche in tedesco) è traducibile con almeno sei parole: vuol dire “il riflesso della luna sull’acqua”.

La competizione si è svolta tra centinaia di termini inviati da 58 paesi diversi, di ogni continente. L’ultimo mese la giuria ha selezionato i migliori 7. “Yakamoz” ha così battuto in sequenza la cinese “hu lu” (dormire respirando profondamente, ma per alcuni anche russare), il termine della lingua africana Baganda “volongoto” (caotico), quello norvegese “Oppholdsvaer” (la luce del giorno dopo la pioggia), il termine “Madala” del popolo africano Hausa (grazie a Dio), la brasiliana “saudade” (universalmente nota come nostalgia), e l’ucraina “Perekotipole” (il corridore del deserto). Molto indietro le espressioni inviate dai proponenti italiani. A entrare fra le prime venti è stata la parola “iella” finita, manco farlo apposta, al 17mo posto. Ancora più giù e non classificata un’espressione che invece avrebbe meritato miglior fortuna, e cioè “ironia”.

La vincitrice “yakamoz” è sì traducibile come “il riflesso della luna sull’acqua”. Ma è anche un termine che nella lingua turca è capace di assumere valori diversi. Forse è stata anzi la complessità multiforme del suo significato a preferirla infine a espressioni da un punto di vista onomatopeico, o di semplice timbro del suono, più riconoscibili e note a livello internazionale. “Yakamoz” infatti si riferisce pure alla composizione di quei microorganismi in grado di formarsi sott’acqua, soprattutto nel Bosforo – lo stretto che corre lungo Istanbul separando geograficamente l’Europa dall’Asia – e che, nelle notti di luna piena, sono capaci di dare uno scintillìo alle piccole onde create dai remi dei pescatori e dal cui riverbero gli istanbuliti sono soliti farsi rapire quando in mare o seduti a riva compiono il cosiddetto “alem”, cioè “il momento di rilassarsi in compagnia degli amici”, espressione che personalmente proponiamo per il prossimo anno.

Secondo alcuni, più fortuna avrebbero potuto avere proposte come la tedesca “Kristallklar” (chiaro come il cristallo), la francese “souffle” (respirare) o la spagnola “caracol” (faccia di carbone, proposta dai lettori argentini), o ancora l’araba “Donia” (il mondo, la vita), la persiana “Wattan” (patria), e la finlandese “Vazhaippazham” (che vuol dire semplicemente banana). Se non addirittura l’africana (ancora dalla lingua Hausa) “Kwangaba – Kwangbaya”, parola dai significati multipli: indecisione, irresolutezza, ma anche – con un giudizio riguardante un’endemica instabilità democratica del continente – esprimibile chiaramente come “un passo avanti e un passo indietro”.

Non si esclude, a breve, una nuova edizione del gioco. A Berlino la vincitrice turca, Rana Aydin, residente in Belgio, ha ritirato nei giorni scorsi il riconoscimento: “È semplicemente bello – ha detto riferendosi alla sua proposta – comprimere in una sola parola quel che vuol dire l’espressione “yakamoz””. Grande festa ad Ankara, dove il miglior ristorante di pesce della capitale turca si trova nel quartiere alto di Gaziosmanpasha. Si chiama per l’appunto “Yakamoz”: serve il pesce cotto su padelle di legno che, una volta raggiunta la temperatura ideale, vengono servite direttamente in tavola. D’ora in poi, immaginando anche il riflesso della luna sul Bosforo.




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