‘Immigrazione e sicurezza in Italia’ un libro di Marzio Barbagli

Marzio Barbagli è un sociologo di lungo corso che ha puntato ormai da tempo la sua lente da entomologo sul rapporto tra immigrazione e sicurezza. Una sua ricerca degli scorsi anni aveva creato polemiche, specialmente a sinistra, la sua area politica di riferimento.
Il sociologo bolognese – che è stato docente anche all’università di Trento tra il 1975 e il 1980 e che da anni insegna nell’ateneo felsineo – ha dato da poco alle stampe “Immigrazione e sicurezza in Italia” (Il Mulino, 15 euro, pagine 236). È un saggio denso di numeri, tabelle e grafici. Dati che arrivano dagli archivi dell’Istat, da ministero dell’interno, carabinieri, polizia, guardia di finanza.
Lo studio di Barbagli ha poi un’altra caratteristica: è problematico, non certo demagogicamente semplificatorio come invece troppa politica è abituata a fare. Ebbene, tirando le fila di tanto materiale Barbagli afferma: in Italia, “nell’ultimo ventennio la quota degli stranieri sui denunciati e condannati è aumentata fortemente per tutti i reati”.
Ma anche: “A parità di reato commesso, la custodia cautelare è imposta più spesso agli stranieri che agli autoctoni. In secondo luogo, a parità di pena, gli stranieri godono meno degli italiani delle misure alternative e di pene sostitutive alla detenzione”. Ed è, in pratica, il motivo per cui le carceri sono affollate più che altro di immigrati.
Più il là, il sociologo affronta il tema dei clandestini: “A commettere reati (tra gli stranieri, ndr) sono soprattutto coloro che non hanno il permesso di soggiorno. Per quanto riguarda invece gli immigrati regolari, i dati potrebbero anche mostrare che la relazione diretta fra immigrazione e criminalità scompare. Se così fosse, potremmo dire che, a parità di condizione economica e di integrazione familiare, gli immigrati regolari violano le norme penali con la stessa frequenza degli autoctoni”.
Sulla “questione rumena”, scoppiata in seguito all’omicidio Reggiani, Barbagli annota: “Non si ricavano prove certe a favore dell’ipotesi che l’ingresso della Romania nella Ue abbia provocato, nel 2007, un aumento del numero di reati commessi in Italia dai rumeni. (Piuttosto) nel nostro Paese vi è stata un’ondata di panico morale”.
Più avanti, un’altra conclusione “sorprendente”: “Non sono gli autoctoni, ma gli immigrati, a subire più frequentemente molti dei reati presi in considerazione: borseggi, scippi, rapine, lesioni dolose, violenze sessuali, omicidi. Gli italiani subiscono più spesso di tutti gli altri i furti d’auto e quelli in appartamento e in negozio”.




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