Giovanna Zaldini e la storia della Mediazione Interculturale a Torino

18
Feb

Il mediatore interculturale come veicolo di cambiamenti sociali

Parlare di Giovanna Zaldini, veterana del titolo di Mediatrice Interculturale d’origine somala, è parlare della storia della migrazione in Italia, e a Torino in modo specifico.  La sua di migrazione prende inizio nel 1972, quando, per poter proseguire gli studi universitari e fuggire dalla situazione difficile che viveva in quei tempi la Somalia, arrivò in Italia. Lei oggi, é la presidente della cooperativa “La Talea“.

Agli inizi degli anni 90′ fonda insieme ad altre donne straniere e italiane l’Associazione Multiculturale Alma Mater, dando avvio ad una serie di attività che riguardavano e riguardano tuttora i diritti degli immigrati e in particolare delle donne immigrate. Contemporaneamente si occupa di formazione nell’ambito dell’educazione e della mediazione interculturale.

Mediatoreinterculturale.it l’ha incontrata proprio in un momento dedicato alla formazione sulla mediazione culturale: il tema centrale del nostro sito. L’incontro riguardava un corso di formazione per chi si occupa di immigrati e di accoglienza. In quella occasione, Giovanna Zaldini parlava della Mediazione Interculturale come strumento per la prevenzione dei conflitti e l’educazione ai diritti.  

In seguito all’incontro molto interessante per i temi trattati, le abbiamo chiesto di poter approfondire certi concetti cruciali per la professione del mediatore interculturale.

Mediatoreinterculturale.it: – perché é importante la mediazione interculturale?

Giovanna Zaldini: –  Perché in Italia oggi si trovano persone di diverse culture e provenienze. Una diversità in numeri sempre maggiori. Ci sono le presenze stabili e regolari, ma ci sono anche quelle irregolari, minori e nuove situazioni che trovano difficoltà a conoscere i funzionamenti della società che gli accoglie, difficoltà nell’accesso a e nell’uso dei servizi pubblici e complessità nella convivenza con gli autoctoni, con altri migranti… Cosa che genera un aumento dei conflitti sociali, delle discriminazioni, disugualianze, pregiudizi e stereotipi.

Mediatoreinterculturale.it: – Secondo lei che cosa sono il mediatore  e la mediazione interculturali?

Giovanna Zaldini: –  Sono passati tanti anni di lavoro nel campo della mediazione e ho incontrato tante persone che sono diventati mediatori interculturali e che oggi si chiamano a volte mediatori culturali, a volte mediatori linguistici. Non é facile trarre una definizione precisa, ma in base della mia esperienza, penso che la mediazione é un processo duplice e reciproco di decodifica della comunicazione. Sottolineo anche, che la mediazione produce cambiamento.
Invece il mediatore lo vedo come un intermediario che contribuisce al raggiungimento di un accordo tra due o più parti. Il mediatore con il suo contributo aiuta a sconfiggere le barriere linguistiche e quelle culturali.

Il problema sta nelle metodologie con le quali vengono fatti gli interventi. Spesso si lavora nell’emergenza e senza una programmazione. Come nei centri di accoglienza per i richiedenti d’asilo per esempio. Si utilizzano di più i facilitatori linguistici e si confondono con i mediatori interculturali perché ci sono meno risorse e meno disponibilità dalla parte dei servizi. Se i mediatori vengono utilizzati in modo professionale comporterebbe anche le riduzioni di costi e di tempi.

Un altro luogo dell’impiego della figura del mediatore interculturale oggi lo vediamo anche nelle abitazioni, i cosiddetti social house. Il ruolo del mediatore e della mediazione consiste nel facilitare le relazioni ed evitare i conflitti. I mediatori sono veicoli di cambiamento sociale e quindi producono relazioni nuove e positive.

Mediatoreinterculturale.it: – Che cosa consiglierebbe ai nuovi mediatori interculturali che si formano adesso?

Giovanna Zaldini: – Studiare e sempre studiare, e imparare a mettersi sempre in discussione.




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