Essere filippini a Torino: isolamento e depressione in una comunità “in gabbia”

“Siamo considerati un volto senza voce oppure una voce senza volto?” Così esordisce Minda: “Sono venuta qui oggi a rappresentare la comunità filippina di Torino che, pensandoci bene, non esiste”. 
 Quella narrata il 23 ottobre da Minda Teves, presidente di Acfil (Associazione culturale dei filippini in Italia) è una storia di ingiustizia sociale e drammi famigliari che colpisce in diversa misura ben novemila filippini residenti a Torino, soprattutto nella zona collinare. Ultimamente i segni di sofferenza sono aumentati, lo testimoniano tragicamente due suicidi, quello di due lavoratori, un ragazzo e di una ragazza, avvenuti a distanza di quindici giorni.
La specializzazione nei lavori domestici, che tradizionalmente accompagna questi migranti, si rivela una risorsa ed una condanna. Lavorare e vivere in casa di qualcun altro, spiega Minda, significa diventare invisibili.
“Siamo uccelli con il corpo in gabbia ma la testa fuori”. Nella gabbia protettiva delle case piene di benessere il lavoratore trova vitto, alloggio ed un po’ di denaro da mandare in patria. Qui il corpo lavora tutto il giorno, la testa però è laggiù, in quelle lontane isole dell’Oceano Pacifico, con i figli lasciati ai nonni o al marito, perché a Torino, finché sono piccoli, non possono stare.
Qui la mamma non ha una casa, spesso neppure la coppia di coniugi ce l’ha, per loro c’è solo la stanza della domestica all’ultimo piano del villone. Le coppie di lavoratori a volte, oltre a non avere una propria casa, non vengono messe in regola e spesso, quando il datore di lavoro è lo stesso per entrambi i coniugi, il contratto viene fatto ad uno solo dei due.
Per queste ragioni anche i ricongiungimenti famigliari sono problematici.
Gruppi di famiglie sono arrivati a cooperare per affittare appartamenti in cui vivono i ragazzi richiamati dalle Filippine. Hanno dai 12 o 13 anni in su e sono seguiti a turno dagli adulti di questa o quella famiglia, nei loro momenti di libertà dal lavoro. La situazione che si crea a livello educativo, sottolinea l’Assessore all’integrazione Ilda Curti, presente all’audizione organizzata dalla 4°Commissione Servizi Sociali, è pesante e socialmente rischiosa. “I ragazzi nati a Torino – spiega Curti – sono sottoposti al doppio trauma della separazione dai genitori in tenera età e dello sradicamento dal loro ambiente 12 o 13 anni dopo, per riunirsi alla famiglia lasciata in Italia.
Si creano così, tra figli e genitori, muri invalicabili e il rispetto per gli adulti, tipico di quella cultura, tradizionalista e fortemente religiosa, si tramuta in rabbiosa ribellione. In altre città il fenomeno è già sfociato nella creazione di bande di giovani delinquenti. Se questo non è ancora successo a Torino, si deve agli sforzi della comunità filippina, invero molto dispersa e dell’Acfil, che raggruppa circa mille persone. L’anno scorso Acfil, con un finanziamento della Compagnia di San Paolo, ha realizzato un progetto educativo per ricucire i rapporti tra adulti e ragazzi e quest’anno alcuni ragazzi filippini svolgono servizio civile assieme ad altri venti giovani stranieri, presso l’assessorato all’integrazione sociale.
Minda Teves spiega alla presidente di Commissione Maria Teresa Silvestrini e agli altri consiglieri comunali, che è venuta a chiedere al Comune una sede perché quella presso il complesso salesiano San Giovannino è fuori norma e non basta ad accogliere tutti. Si tratta, di raggiungere quegli ottomila filippini oggi pericolosamente isolati e disinformati e di arruolare nuovi volontari. L’Acfil, ha concluso Minda, desidera assumere formalmente un mandato dalla Città per occuparsi con maggior efficacia dei filippini a Torino…tutti e non solo alcuni. Silvestrini si è impegnata a trasmettere alla divisione Patrimonio del Comune la richiesta e ha proposto alla Commissione una nuova audizione dedicata alle Associazioni di migranti che a Torino, assieme ai raggruppamenti informali, conta ben 280 realtà. 

Da Cittagorà – organo del Consiglio Comunale di Torino .




  • Share: