La carta deontologica della mediazione sociale e interculturale in Francia

18
Feb

Un contributo di Valeria Bordonaro*

Proseguendo nel nostro viaggio esplorativo della mediazione socio-interculturale d’oltralpe, mi sembra opportuno e necessario descrivere il passo che ha permesso a questo mestiere di affermarsi come tale. Infatti, la redazione di una carta deontologica ha dato la possibilità di riconoscere il mediatore come figura professionale, agli occhi delle istituzioni e degli utenti, ma sopratutto, essa ne definisce i confini d’azione e le regole di condotta che un buon mediatore deve rispettare durante l’esercizio delle sue mansioni.

La suddetta Carta é stata redatta nel 2006 nella provincia di Seine-Saint-Denis e riadattata nel 2008 in Picardie da un gruppo di associazioni ed esperti della mediazione sociale e interculturale.

Cos’è la mediazione sociale e interculturale?

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“Marche exploratoire”: esperimento di mediazione nei quartieri. Le donne esplorano luoghi nei quartieri “riservati” ai maschi. Fonte: mediationsociale.fr

La Carta comincia con una definizione della mediazione: “Un modo di costruzione e di gestione della vita sociale grazie all’introduzione di una persona terza, il mediatore, neutro, indipendente, senza altri poteri se non quelli riconosciuti dalle persone mediate, che l’avranno scelto liberamente”.

Segue una descrizione della mediazione sociale, che viene definita come un processo di creazione e riparazione del legame sociale e di regolazione dei conflitti della vita quotidiana, mentre l’interculturalità viene indicata con una considerazione più profonda nell’interazione tra gruppi, persone e identità. Ed é proprio il concetto di identità che viene salvaguardato in questo tipo di mediazione. Nello specifico è la concezione che un individuo o un gruppo ha di se stesso, dunque l’insieme delle caratteristiche condivise e non, che ci accomunano con alcuni e ci distinguono dagli altri.

Sono definiti nella Carta deontologica gli obbiettivi della mediazione sociale e interculturale, in un contesto di migrazione e di multiculturalismo, per affrontarne quindi le difficoltà e soddisfare i bisogni specifici dell’utente.

Gli obiettivi sono:

  • far conoscere e far riconoscere alla persona i suoi diritti,
  • nel processo inverso, favorire l’ascolto e la presa in conto della persona dalle istituzioni,
  • aiutare la persona a farsi riconoscere e conoscere in base alla sua identità, in quanto individuo singolo, che ha una sua storia personale e delle doti e competenze specifiche,
  • informare le persone sul funzionamento, le esigenze e i vincoli delle istituzioni.

I principi cardine

La Carta della mediazione é fatta solo di cinque principi cardine, divisa in due parti, dove la prima riguarda il processo di mediazione e la seconda l’atteggiamento e l’etica del mediatore. In primis, evidenzia un diritto e un dovere chiave nel processo di mediazione. Il mediatore infatti, può rifiutare o interrompere questo processo se non sono rispettate le regole dalle persone mediate, o se lui stesso è condizionato da situazioni interne o esterne, durante la procedura.

Il mio formatore durante le lezioni diceva sovente: “Nous avons l’obbligation des moyens mais pas du resultat!” (abbiamo vincoli di mezzi ma non di risultati) . Significa che non sempre é possibile accontentare e trovare un accordo tra le due parti, ma che sempre e comunque, un mediatore deve rispettare i principi deontologici che garantiscono questo processo, proprio perché pensato per evitare qualsiasi forma di discriminazione.

Il primo principio del processo di mediazione è l’importanza del consenso delle due parti e di assicurarsi che non ci siano influenze esterne su entrambe o su una di loro.

In seguito è necessario informare le due parti sul ruolo e sulle funzioni del mediatore, che non è un giudice e non ha nemmeno il potere di erogare dei servizi, ma è certamente un facilitatore dell’accesso a questi ultimi.

Viene ribadito nella Carta che il mediatore è imparziale: nè per l’una e nè per l’altra parte. Non é un semplice interprete, ma piuttosto un terzo che aiuta alla comprensione reciproca dei differenti punti di vista. Questo è l’obbiettivo principale nel processo di mediazione. In più, in questa parte della Carta viene evidenziato, anche il principio di imparzialità.

L’articolo 1.2 della Carta, pone le basi per il rispetto e l’uguaglianza tra le due parti. In questo caso mi sembra interessante mettere in risalto il concetto di uguaglianza nel processo di mediazione. Questo infatti non significa dare solamente le stesse possibilità alle parti, ma permettere alla persona più fragile di avere gli strumenti per raggiungere l’uguaglianza. Per esempio, se una persona non ha la possibilità di accesso ai suoi diritti perché non parla la lingua del paese ospitante, il mediatore prenderà il tempo necessario per farla esprimere anche se questo toglie del tempo all’altro, quindi dargli gli strumenti che gli mancano per avere lo stesso grado di uguaglianza con gli altri.

Nella Carta deontologica è presente la regola del segreto professionale (codice penale articolo 226-13), dove le eccezioni della rivelazione di un segreto sono possibili nel caso in cui ci sia una persona in pericolo, o un minore o ancora una persona considerata vulnerabile.

In questo caso sono le autorità amministrative, giudiziarie o sanitarie ad essere informate. Il mediatore lavorando spesso in una vasta rete di relazioni tra istituzioni, enti pubblici e altre associazioni, può trasmettere il segreto solo se é sicuro che anche dall’altra parte ci siano la certezza del segreto professionale.

É importante sottolineare il principio di indipendenza e di assenza di manipolazione e condizionamenti da parte di istituzione, classi politiche nei confronti del mediatore. É lui stesso infatti che deve sempre osservare i suoi principi di indipendenza, neutralità, imparzialità, anche se lavora in una vasta rete di partenariati.

Le qualità del mediatore

Foto: mediationsociale.fr

Se fino ad adesso abbiamo analizzato i principi che garantiscono il processo di mediazione, la seconda parte della Carta deontologica approfondisce le qualità che un mediatore sociale e intrerculturale deve avere, per agire in quanto tale e legittimare il suo ruolo.

Viene ancora ribadita la sua posizione di terzo e imparziale, ma anche la qualità di confidenzialità e buona prossimità. Quest’ultima si riferisce alla relazione di fiducia che può instaurarsi, soprattutto nei casi in cui il mediatore condivide il “background” culturale con l’utente. Sapendo comunque che in alcun modo debba fare trapelare le sue opinioni e convinzioni, per evitare condizionamenti o manipolazioni.

Interessante dal punto di vista qualitativo è il ruolo “passerelle” (cioè ponte) del mediatore: la facoltà di aiutare il migrante ad adattarsi al nuovo ambiente culturale senza forzare troppo, ma anche di sensibilizzare le istituzioni sulle necessità degli stranieri.

Un’altra qualità, che troviamo nella Carta deontologica viene attribuita alla storia personale del mediatore. Lui ha già in se delle competenze acquisite di cui dovrà tener conto, condizione non sufficiente perché anche l’esperienza in campo diviene importante e lo scambio di idee e conoscenze con colleghi e altri utenti.

Un passo decisivo nell’affermazione della professione

La Carta deontologica del mediatore socio-interculturale è stato un passo necessario per affermare e legittimare questa figura professionale. Ad oggi è utilizzata da molte associazioni e professionisti del settore. Definisce l’etica, la deontologia ed anche il campo d’azione della professione.

Mi sembra importante evidenziare che nelle carte deontologiche dei mediatori, che siano sociali, culturali o interculturali, vi siano quattro denominatori comuni, principi cardine della mediazione: l’imparzialità, la neutralità, la confidenzialità e l’indipendenza.

I mediatori intervengono in diversi settori della vita quotidiana, occupandosi di differenti problematiche legate al campo della salute, educazione, giustizia, lavoro, abitazione, tuttavia questi principi rimangono invariati anche se applicati in settori distinti.

Fonti:

Autrice:

  • Valeria Bordonaro é una mediatrice sociale specializzata nell’accesso ai diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati.

Laureata in  Sociologia (curriculum socio-antropologia ed etnologia dei fenomeni religiosi), diplomata in Mediazione Sociale presso l’AFPA di Creteil.

Durante il suo percorso formativo ha lavorato con il servizio richiedenti asilo della Croce Rossa francese, con France Terre d’Asile e Emmaus Connect. Attualmente sta partecipando a un laboratorio di ricerca sul « Vivere la diversità a Torino » organizzato dal Centro Interculturale del comune di Torino.

Di Valeria Bordonaro Leggi anche La mediazione sociale e interculturale in Francia

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  1. A proposito di deontologia: Decalogo per una corretta pratica del nostro mestiere
  2. Il dossier la Mediazione Interculturale in 6 paesi della Comunità Europea.
  3. Nello specifico “Mediazione interculturale in Francia”



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