Mediatori culturali, al lavoro per l’integrazione

Le proposte del Forum per l’intercultura nelle scuole: percorsi didattici tematici, corsi di lingua italiana per alunni e genitori stranieri, mostre.
«L’integrazione non riguarda solo gli immigrati ma coinvolge anche gli italiani». Ne sono convinti i mediatori ed esperti culturali guidati da Lidia Pittau, responsabile del Forum per l’intercultura, il progetto che la Caritas di Roma ha avviato nel 1990 – e che annualmente rinnova – per far fronte all’assenza di dialogo tra italiani e stranieri. «La società nel suo complesso – spiegano – è chiamata a creare spazi e occasioni di interazione tra persone di Paesi, culture e religioni diverse». Consapevole che a pregiudicare il reciproco arricchimento derivante dalla convivenza non è solo la mancanza di strutture, quanto una insufficiente sensibilità culturale, l’équipe dei 70 mediatori della Caritas ha elaborato per l’anno 2008-2009 un programma di attività da sottoporre alle direzioni didattiche delle scuole romane, finalizzate a promuovere fin dall’età scolare una società più partecipe.

Gli strumenti a cui si fa ricorso sono i percorsi didattici tematici per studenti; gli interventi di mediazione linguistico-culturale; i corsi di lingua e cultura italiana per studenti e genitori stranieri così come i corsi di madrelingua romena, araba e cinese. Non solo, anche campi-scuola e centri estivi, mostre interattive[b], [b]spettacoli e incontri musicali per un totale di circa 50 scuole e 6.300 ragazzi coinvolti. «Nei soli mesi di settembre ed ottobre 150 docenti hanno già realizzato dei corsi di formazione – racconta Karolina Peric, membro della consulta Intercultura – , altri sono sul punto di partire, soprattutto nelle scuole elementari e secondarie di primo grado».
È infatti sui giovanissimi che è più semplice intervenire. Sono i ragazzi che, vivendo in classe situazioni nuove, chiedono a loro volta agli adulti di rimettersi in gioco. «Ecco che, educati al confronto – conclude Peric -, si possono realmente cambiare le cose». «La mediazione che progettiamo e realizziamo – spiegano dalla Caritas – è un modello che promuove cambiamenti positivi in un contesto di riconoscimento e condivisione tra persone che hanno storie lontanissime tra di loro». E la società che il Forum propone, basandosi sull’analisi dei risultati positivi ottenuti nelle edizioni precedenti, «è una dimensione che non si accontenta della sola compresenza e della tolleranza ma cerca l’interazione e il confronto, anche a costo di innescare conflitti». Proprio come nella vita reale. L’intercultura, del resto, «non è tanto qualcosa che si fa quanto una realtà che si vive».

 

 Mariaelena Finessi per www.romasette.it, la pagina on- line della Diocesi di Roma




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