Nell’ambito sanitario, l’intervento operativo del mediatore interculturale è molto importante, tal volta di vitale importanza. In modo particolare per affrontare certe questioni ad alto contenuto culturale, come ad esempio la prevenzione e il contrasto del fenomeno delle mutilazioni genitali femminili (MGF).
Nell’ultimo decennio e soprattutto con l’aumento del numero degli arrivi dei rifugiati dai Paesi del continente africano e non solo, la figura del mediatore interculturale si afferma come importante risorsa per favorire l’inserimento socio-culturale delle persone immigrate, soprattutto per la crescente necessità degli operatori dei servizi socio-sanitari, di comunicare con un’utenza straniera in costante aumento.
Nell’ambito sanitario, l’intervento operativo del mediatore interculturale è molto importante, tal volta di vitale importanza. In modo particolare per affrontare certe questioni ad alto contenuto culturale, come ad esempio la prevenzione e il contrasto del fenomeno delle mutilazioni genitali femminili (MGF). Argomento questo delicatissimo e che ha bisogno di essere trattato con attenzione da tutte le figure professionali coinvolte.
Spesso succede che il personale sanitario si trovi impreparato di fronte alle donne che si recano presso gli ambulatori, consultori o reparti di nascita negli ospedali, e che presentano segni evidenti di mutilazioni genitali, che causano spesso malattie e disaggi diversi.
Per affrontare questi disaggi e rispondere in modo adeguato ed efficiente ai problemi, e anche nella prevenzione della repplica di tali pratiche su bambine nate o residenti in Italia, un ruolo importante assume la figura professionale e attiva della mediatrice interculturale che si evidenzia come punto di riferimento per entrambe le parti: servizi socio-sanitari e famiglia straniera.
«Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono un fenomeno vasto e complesso,che include pratiche tradizionali che vanno dall’incisione all’asportazione, parziale o totale, dei genitali femminili esterni.
Bambine, ragazze e donne che le subiscono devono fare i conti con rischi gravi e irreversibili per la loro salute, oltre a pesanti conseguenze psicologiche.
Si stima che in nel mondo il numero di donne che convivono con una mutilazione genitale siano circa 125 milioni. Dati gli attuali trend demografici, possiamo calcolare che ogni anno circa tre milioni di bambine sotto i 15 anni si aggiungano a queste statistiche.
Gran parte delle ragazze e delle donne che subiscono queste pratiche si trovano in 29 Paesi africani, mentre una quota decisamente minore vive in paesi a predominanza islamica dell’Asia.
In alcuni Stati del Corno d’Africa (Gibuti, Somalia, Eritrea) ma anche in Egitto e Guinea l’incidenza del fenomeno rimane altissima, toccando il 90% della popolazione femminile. In molti altri, invece, le mutilazioni riguardano una minoranza – fino ad arrivare a quote dell’1-4% in paesi come Ghana, Togo, Zambia, Uganda, Camerun e Niger.
Si registrano casi di MGF anche in Europa, Australia, Canada e negli Stati Uniti, soprattutto fra gli immigrati provenienti dall’Africa e dall’Asia sud-occidentale: si tratta di episodi che avvengono nella più totale illegalità, e che quindi sono difficili da censire statisticamente.» (1)
Nell’anno 2006, secondo la legge N. 7 , nelle Linee Guida sulle MGF elaborate dal Ministero della Salute, la figura del(la) mediatore(rice) interculturale si definisce : “Una figura con molte sfaccettature che favorisce la comunicazione tra persone appartenenti e culture diverse che parlano lingue diverse; tra persone ed istituzioni che operano con criteri propri della cultura e della mentalità occidentale…” (2)
Le Linee Guida stabiliscono che a mediare in tema di MGF debbano essere le mediatrici culturali e che devono manifestare una speciale sensibilità – derivante dalla conoscenza profonda del fenomeno – oltre che dal rispetto nei confronti delle opinioni delle persone con cui entra in relazione e l’interesse verso il contrasto del fenomeno.
Il Fenomeno di MGF è tutt’ora un argomento che riguarda il mondo femminile e viene gestito prevalentemente da loro ( madri, nonne e donne anziane addette alla pratica rituale).
Di solito quando siamo chiamati, in quanto mediatori culturali, a disegnare un’azione di comunicazione verso segmenti della popolazione , ci poniamo due domande per orientare i nostri passi successivi:
a) Cosa vogliamo ottenere con il nostro comunicare? La risposta a questa prima domanda ci aiuta a definire la finalità del messaggio che vogliamo far pervenire al segmento di popolazione di cui ci occuperemo.
b) Come possiamo raggiungere tale finalità? Questa domanda, ci aiuta invece a definire e disegnare il contenuto del messaggio che vogliamo far pervenire.
Per la delicatezza del tema di MGF, per evitare spiacevoli cortocircuiti comunicativi, bisogna lavorare con attenzione per tener conto di un insieme di fattori da identificare e per conoscere le problematiche delle donne provenienti da realtà in cui si praticano le MGF; da un lato. Dall’altro lato, per preparare culturalmente e professionalmente gli operatori socio-sanitari ad accogliere con attenzione le donne che hanno subito modificazioni ai genitali. E, infine, per mettere in atto una strategia di sensibilizzazione e di prevenzione per impedire che le figlie di queste stesse donne possano, a loro volta, essere sottoposte a tali pratiche.
Bisogna tener conto che il giudizio della comunità di origine rimane forte anche nell’immigrazione. Anzi, molto spesso prevale di più, proprio nelle comunità della diaspora, diventando più significativo come un segno di identificazione e di appartenenza.
1- Azione di informazione e sensibilizzazione nei confronti del personale socio-sanitario: comprendere le funzioni che svolge una istituzione come le MGF, tramandata di generazione in generazione all’interno di un determinato contesto sociale che è quello di società patriarcali caratterizzate dalla interdipendenza tra la pratica delle MGF e il valore della ragazza in quanto “sposa-potenziale” e futura madre di famiglia. Solo così è possibile iniziare a capire come una madre possa sentirsi obbligata a scegliere di sottoporre le proprie figlie a tali interventi.
2- Azione di informazione e sensibilizzazione verso tutte le componenti delle comunità immigrate, dalle donne, alle bimbe, agli uomini, alle associazioni… al fine di illustrare i danni delle MGF per la salute fisica e psicologica delle donne, e le conseguenze legali per chi le pratica.
Prima di avviare un intervento in materia di MGF, il mediatore approfondisce i seguenti campi di conoscenza:
Come comunicare:
Agire:
Da tenere in considerazione che tutti gli interventi o azioni che vengono utilizzati nel campo per contrastare il fenomeno, si realizzano attraverso una costruzione di fiducia che si adotta con le specifiche strategie comunicative e in sinergia nel lavoro di rete.
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