MSNA, verso un nuovo modello di azione

18
Feb

Progetto pilota A.M.M.I- UNHCR: La mediazione interculturale a sostegno dei MSNA

I mediatori interculturali, la necessità di una presenza continua

Dal momento della sua fondazione, l’A.M.M.I. è diventata un punto di riferimento per numerosi mediatori interculturali presenti sul territorio, attraverso azioni che hanno mirato al rafforzamento della figura, la formazione continua è l’apertura di nuovi spazi professionali e di inserimento del mediatore interculturale.Perché questo avvenga, oltre alla formazione di base, emerge la necessità di un aggiornamento continuo e specifico del mediatore interculturale nei vari ambiti dove opera.

Uno di questi ambiti è anche quello che include i minori stranieri non accompagnati, focus del progetto in discussione, che si è proposto di rafforzare e convalidare la necessità di una presenza continua della figura del mediatore interculturale durante l’intero processo di accompagnamento del MSNA accolto in Piemonte e:

  • Superare la condizione attuale del mediatore interculturale  – interventi spot/ a chiamata;
  • Empowerment del mediatore interculturale a tutti i livelli: comunità di accoglienza, all’interno del team multidisciplinare, nella relazione con il tutore volontario del minore, nel contatto con i servizi territoriali

I risultati dell’iniziativa pilota “Intercultural Mediation in support of UASC: the Piedmont Model”*  hanno sottolineato il ruolo fondamentale del mediatore interculturale nella rete di lavoro attiva intorno all’utente straniero (qui, il MSNA), se coinvoltocostantementein ogni momento della progettualità  del minore.

Inoltre, a livello individuale, i mediatori interculturali coinvolti hanno mostrato un salto di qualità nel loro intervento, rafforzando l’idea della mediazione interculturale come professione che, esercitata e supportata da un lavoro documentale, può orientarsi con più ottimismo verso un riconoscimento legale e un riconoscimento all’interno della rete di lavoro di altre professioni di aiuto.

*Il progetto “Intercultural mediation in support of unaccompanied and separated children (UASC): the Piedmont model”, realizzato dall’Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali (A.M.M.I.) nel periodo aprile- dicembre 2018, con il sostegno dell’UNHCR, si propone di rafforzare la presenza del mediatore interculturale (M.I.) durante l’intero processo di accompagnamento dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) accolti in Piemonte. La linea progettuale è stata attenta a garantire il coinvolgimento capillare di specifiche realtà del territorio subalpino, quali l’Ufficio Minori Stranieri del Comune di Torino, le comunità di prima e seconda accoglienza della Valle di Susa, la Regione Piemonte (per ciò che riguarda la definizione delle politiche di intervento), il Tribunale Minorile e la Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Le attività svolte hanno previsto nei primi mesi del 2018 una definizione dei bisogni formativi dei mediatori interculturali rispetto alla necessità di supporto manifestate dai MSNA. In base a tale analisi, è stato realizzato nel mese di maggio un percorso formativo multidisciplinare di 30 ore, a cura dei formatori dell’A.M.M.I. e UNHCR che ha coinvolto un gruppo di 18 mediatori interculturali individuati dall’A.M.M.I., delle stesse provenienze delle comunità più numerose di minori stranieri non accompagnati presenti in Piemonte.

Infine, la sperimentazione sul campo ha coinvolto da giugno a dicembre 2018 13 mediatori interculturali, che hanno affiancato con 4/5 ore di intervento a settimana alcuni MSNA.

La modellizzazione del lavoro sperimentato ha lo scopo di permettere un confronto con altri contesti. Le azioni progettate e avviate nell’ambito del progetto che hanno ottenuto risultati positivi saranno quindi proposte come buone prassi, a livello dapprima locale e poi nazionale, facilitandone la replicabilità e la diffusione in altre regioni.

Il modello di mediazione sperimentato all’interno del progetto, disponibile qui: 

Document_AMMI_UNHCR




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