Scuola, il 24% degli immigrati oggetto di scherno

I dati di uno studio effettuato in Europa da British Council 
Stranieri in Italia ROMA, 1 marzo – In Italia, come anche negli altri paesi europei, i ragazzi immigrati di prima generazione sono maggiormente oggetto di scherno per la propria origine, apparenza fisica e competenza linguistica, di quanto lo siano altri studenti.  E’ quanto emerge da una ricerca condotta dal British Council su un campione di 3.500 studenti tra i 13 e i 17 anni di tutta Europa.
La scuola è importante per il proprio futuro, ed è importante ottenere buoni risultati a scuola per avere successo nella vita: questo è quanto afferma il 75% dei ragazzi intervistati in tutta Europa, percentuale molto simile a quella registrata in Italia (72%). Le barriere che dunque si propongono diventano ostacoli da rimuovere, proprio per una completa realizzazione personale.
La scuola sta facendo molto per includere i ragazzi (l’80% degli studenti riconosce un forte impegno da parte della scuola), ma si registrano alcune problematiche. Colore della pelle, apparenza fisica, lingua, eventuali disabilità e il Paese di origine costituiscono per gli studenti in Italia i motivi principali per cui i ragazzi diventano oggetto di scherno a scuola.
Se in Inghilterra, infatti, si registra la percentuale più alta di giovani che percepiscono il bullismo legato alla propria origine come problema molto rilevante (48%), in Italia gli studenti si dividono tra coloro che lo ritengono un problema (33%), coloro che non pensano lo sia (35%) e una buona percentuale di indecisi (32%), percentuale che risulta essere anche maggiore in Spagna (48%).
In generale, però, sembra che anche in Italia, come negli altri Paesi, i ragazzi immigrati di prima generazione siano maggiormente oggetto di scherno proprio per la propria origine, apparenza fisica e competenza linguistica, di quanto lo siano altri studenti. Il 24% dei ragazzi coinvolti dall’indagine hanno, infatti, affermato di essere stati oggetto di scherno per questi motivi negli ultimi 3 mesi.
Tra i rimedi suggeriti dagli stessi ragazzi spicca un forte bisogno di confronto: il 66% del campione ritiene che avere tempo per parlare e conoscere meglio la cultura d’origine dei propri compagni e per parlare delle proprie differenze sia fondamentale per offrire maggiori possibilità di inclusione. Altri rimedi, contenuti in una “Carta delle raccomandazioni” presentata ai Policy Maker Europei presso il Parlamento Europeo, vedono nella lingua un importante fattore: i ragazzi ritengono importante un aiuto sia per gli studenti stessi che per le famiglie.




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