Sempre più famiglie di immigrati colpite dalla povertà

18
Feb

Il Rapporto Istat “La povertà in Italia 2017” descrive una situazione preoccupante a più di un titolo

In un comunicato pubblicato il 26 giugno scorso, l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT)  ha annunciato la pubblicazione e reso pubblici i principali risultati del rapporto annuo “La povertà in Italia anno 2017“. Ne esce un quadro poco rassicurante. 8,4% della popolazione residente in Italia vive sotto la soglia della povertà assoluta. 34,5 % dei quali cittadini stranieri.

Nel rapporto, disponibile nella sua versione integrale (cliccando qui), si osserva un paese in discreta ripresa economica (Pil in aumento), ma con un numero crescente di cittadini e famiglie entrati in un processo di impoverimento continuo. Un processo che ha portato molte famiglie a varcare la soglia della povertà assoluta.

La crescita del numero di famiglie povere rispetto all’anno precedente (2016), è di circa + 6% (+ 3,1% a Nord e, addirittura, +9% a Sud).  una percentuale che può sembrare piccola ma che rappresenta in realtà circa 158 mila famiglie in più. Per raggiungere un totale di 1 milione e 600 mila famiglie in seria difficoltà economica.

La povertà assoluta vuol dire essere in uno stato economico che non permette di accedere ai beni e ai servizi che compongono quello che si chiama “il paniere minimo”, un elenco di beni di consumo e di servizi che secondo le estimazioni dell’Istat rappresentano il minimo di benessere indispensabile per una vita dignitosa. Chi vive sotto quella soglia fa fatica a nutrirsi in modo equilibrato e sano, fa fatica ad affrontare spese sanitarie, spese per educare i propri figli. Ma quello che ha di più grave, lo stato di povertà assoluta, è il fatto che funziona come una specie di ragnatela dalla quale è difficile uscire: genera malattie fisiche e mentali, ignoranza, marginalità, violenza, dipendenze da sostanze varie che portano a ulteriori difficoltà e impoverimento.

Andando a questa applicazione interattiva sul sito dell’ISTAT, si può calcolare il livello di povertà di una famiglia, in funzione del reddito, della collocazione geografica (Nord, Centro, Sud), composizione della famiglia…

In questo quadro già molto difficile, le famiglie composte solo da cittadini “stranieri”, rappresentano una percentuale molto alta tra quelle in povertà assoluta. Si parla di una percentuale di 27 %, quando la popolazione complessiva di immigrati è di soli 5 milioni, circa, che rappresentano solo l’8% del totale della popolazione italiana.

Su questi circa 5 milioni di cittadini stranieri residenti in Italia la povertà assoluta tocca  circa il 33,4 degli individui e il 29,2% delle famiglie composte da soli stranieri con un aumento del 3,5% rispetto al 2016.  Mentre le famiglie miste (composte da uno o più stranieri e almeno un membro italiano) l’incidenza della povertà assoluta è molto più bassa !6,4%, in netto miglioramento rispetto al 2016, quando toccava i 27,4%.

Una situazione che, visto il protrarsi della crisi economica, rischia di innescare meccanismi molto pericolosi, dovuto, tra altre cause, anche alla perdita del permesso di soggiorno da parte di sempre più individui e famiglie presenti in Italia da decenni e con figli nati e cresciuti in Italia.

La perdita del permesso di soggiorno porta alla perdita di ogni diritto alla salute, all’alloggio sociale, ai sussidi, borse di studio, formazioni professionali … Un cerchio vizioso che rischia di portare centinaia di famiglie alla disperazione.

Un fatto, quello dell’impoverimento e del rischio di ritorno a una situazione di “non-diritto” di molte famiglie, che chi lavora nel sociale e nella prevenzione del degrado deve tenere in considerazione. Perché i diritti persi da una parte della popolazione non possono essere redistribuiti all’altra. Sono persi per tutti. E l’aumento di una popolazione in grave stato di disaggio non giova a nessuno.




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