Tempi di attesa azzerati per i visti di ricongiungimento famigliare al consolato italiano in Marocco

Il Consolato Generale d’Italia a Casablanca informa di aver “raggiunto nei giorni scorsi l’obiettivo dell’azzeramento tecnico dei tempi di attesa per i visti per ricongiungimento familiare”.
In quelli che definisce casi “fisiologici”, e cioè l’85% delle richieste, “la trattazione complessiva delle pratiche di visto per ricongiungimento familiare avviene in circa 5 giorni lavorativi analogamente a quanto avviene per i visti per lavoro subordinato, a partire dal primo contatto”.
Tempi di trattazione che in una nota il Consolato definisce “ben inferiori al termine di 30 giorni previsti per le due tipologie di visto dalla vigente normativa (art. 6.5 ed art. 31.8 del DPR 394/99 modificato)” e che, solo un anno fa, all’inizio del 2007, erano di 13 mesi.
Le pratiche “patologiche”, il 15% del totale, subiscono tempi più lunghi in quanto corredate da documentazione incompleta della quale viene quindi richiesta all’utente l’integrazione, o perché “viziate” dalla mancata corrispondenza tra le generalità del richiedente il visto indicate nel nulla osta telematico inviato dagli Sportelli Unici per l’Immigrazione e quelle risultanti dai documenti attestanti la relazione di parentela prodotti a supporto della richiesta di visto.
“L’azzeramento dei tempi di attesa per i visti per ricongiungimento familiare – si legge nella nota -, che segue il raggiungimento di un analogo obiettivo per le legalizzazioni nel marzo di quest’anno, rappresenta un ulteriore risultato, concretamente misurabile, dell’impegno di questo Consolato Generale e del Ministero degli Affari Esteri per il continuo miglioramento dei servizi ai propri utenti, impegno del quale sono espressione la creazione del CIAO, nel marzo 2007, e la recentissima apertura dei nuovi locali di questo Ufficio per la ricezione del pubblico”.
Al termine del 2008 il Consolato Generale di Casablanca “avrà trattato circa 44.000 richieste di visto e legalizzato oltre 165.000 documenti”.

Fonte: ImmigrazioneOggi




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