Nominare la parola zaino ci viene subito in mente il viaggio. Il desiderio di sconfinare, di scoprire, di conoscere, di imparare e fare tesoro il bene acquisito. Per il mediatore culturale, lo zaino è parte inseparabile, perché dentro di esso si trovano gli attrezzi che tira fuori ogni volta che si presenta il bisogno di ” aggiustare” qualcosa che non va non negli oggetti, ma nelle relazioni. Si chiamano relazioni umani.
Immaginiamo per esempio, una situazione nel contesto della scuola. Pensiamo ad un bambino di 8-9 anni che si trova davanti alla porta di una scuola. Le sembrerà uno cespuglio che nasconde tutto. Non conosce la lingua, non conosce gli insegnanti, non conosce i compagni, ma nemmeno loro conoscono lui. E non solo. Non conoscono che lingua parla, chi sono i suoi genitori, le abitudini, la religione, la scuola del paese d’origine, gli affetti presenti e quelli lasciati. La situazione porta disaggio, paura, difficoltà, senso dell’abbandono. Quindi, il bambino vive un processo di inculturazione.
Ed é qui che ci viene d’aiuto la figura del mediatore culturale con il suo zaino.
Quali strumenti uttilizza?