Appello a tutti i giornalisti e cittadini contro le parole di odio

L’inizio del 2018 è stato segnato da ondate di razzismo e xenoifobia mai raggiunte in passato: banalizzazione dei discorsi razzisti, violenza razzista, insulti, aggressioni, uccisioni…  Il mondo dell’informazione ha in questa situazione una responsabilità pesante, secondo alcune associazioni che si occupano di etica nei media. Un appello è lanciato ai giornalisti, ai professionisti dell’informazione e agli editori: “Stiamo attenti. Chi usa le parole di odio è complice di chi spara” – dice l’appello.  Come pagina informativa dell’Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali, legata alla cultura della convivenza pacifica e dell’interazione positiva, non possiamo che aderire a tale appello e promuoverlo.
L’appello è stato lanciato nei gioprni seguenti ai fatti di Macerata.  Dopo l’uccisione del cittadino senegalese Idy Diene, ieri a Firenze, questo appello torna più attuale che mai.

Associazione Carta di Roma, Articolo 21, Fnsi, Ordine dei giornalisti e Usigrai sono impegnati contro le parole di odio e promuovono un discorso corretto e informato, non “buonista”, su migranti e profughi.

Nel rapporto 2017 “Notizie da paura”, la Carta di Roma ha registrato un incremento dei toni allarmistici utilizzati nel racconto dell’immigrazione all’interno della stampa e della televisione nazionale. Notizie e servizi in cui lo “straniero” è autore di reato, è una minaccia all’ordine pubblico, è un invasore, un usurpatore di servizi. Notizie in cui si effettua una generalizzazione tra il protagonista – migrante o profugo – e l’appartenenza a un’etnia, una razza o una religione specifici.

Negli ultimi tempi si sono letti titoli discriminatori: “per avere meno stupri servono meno migranti”, “per i clandestini tolgono i soldi alle scuole”, “i soliti africani”, tutti in linea con quell’editoriale del 2015 che portava il titolo “bastardi islamici” e che una sentenza di tribunale non ha considerato reato, ma che il buon senso non può non giudicare un’aggressione violenta e generalizzata che nulla ha a che fare con il giornalismo. Questo complessivo innalzamento di toni è arrivato a legittimare azioni discriminatorie e razziste, e chi ha scelto questa strada, l’ha percorsa deliberatamente e con consapevolezza.

Noi scegliamo di percorrere una strada differente, una strada fatta di ponti, non muri. Una strada lunga, come i fatti di Macerata ci suggeriscono, e condivisa da tutti coloro che credono nella coesione e non nella divisione, ma sopratutto che credono nella Costituzione italiana che dice chiaramente che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».

La Costituzione è antifascista e antirazzista, e su questi stessi valori si fonda l’articolo 21 che difende la libertà di stampa.

Il codice deontologico Carta di Roma è per la verità sostanziale dei fatti e oggi è più attuale e necessario che mai, se non vogliamo permettere all’odio di vincere, diventando complici del male. Il nostro appello è rivolto a tutti i giornalisti che invitiamo al rispetto della Carta, e a tutti i cittadini a cui chiediamo di leggerla e diffonderla.

Fonte: Associazione Carta di Roma/ Appello

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