Como: 500 detenuti, è colpa dell’indulto e dell’immigrazione


di Andrea Bambace per il
Corriere di Como, 1 dicembre 2007
Le parole del Prefetto di Como non sono rimaste sospese a mezz’aria. Sante Frantellizzi, rappresentante del governo sul Lario, ha individuato in “indulto e immigrazione” le cause principali della recrudescenza della criminalità nel Comasco.E oggi torna sui propri passi un’esponente della maggioranza che più di un anno fa votò l’indulto: Rosalba Benzoni, comasca e deputata ulivista, alla luce delle parole del prefetto rivede quel provvedimento con un piglio – quantomeno – critico. Lo definisce una misura “votata di fretta”, esclude che possa “risolvere il sovraffollamento delle carceri”. E cita i numeri: “In Lombardia su 3.893 detenuti che hanno beneficiato dell’indulto, 1.058 sono rientrati in carcere”.
Chi, invece, nel 2006 votò contro l’indulto è il senatore di An Alessio Butti. An, Lega e Italia dei Valori furono gli unici tre partiti a opporsi, compatti, all’apertura delle carceri. “Credo che il prefetto abbia ragione nell’identificare in indulto e immigrazione le cause dell’aumento della criminalità – dice l’esponente di Palazzo Madama – Noi avevamo detto chiaramente che, contrariamente al volere di Udc e Forza Italia, avremmo condotto una durissima battaglia contro l’indulto. E il fatto che il prefetto, senza con questo volergli attribuire alcuna legittimazione politica, abbia ritenuto opportuno intervenire in modo così chiaro e autorevole, conferma come l’impianto legislativo e giudiziario del provvedimento, promosso dalla sinistra e incentivato da alcuni settori del centrodestra come Udc e Forza Italia, sia del tutto inadatto”.
Poi, c’è il dibattito sull’espulsione dei cittadini comunitari che delinquono. “È evidente – conclude il senatore di An – che i cittadini dell’Est europeo vengono a delinquere da noi perché nei loro Paesi le leggi sono durissime. Se vogliamo una convivenza civile abbiamo bisogno di regole chiare e rigorose”. Tornando al centrosinistra, Rosalba Benzoni osserva che “il pacchetto sicurezza varato con un recente decreto legge introduce un tratto di forte severità per i crimini commessi dagli stranieri”.
Il prefetto sostiene che il 40% dei reati arrivi da mano straniera, la Benzoni risponde che sarebbe interessata a conoscere le tipologie di reato.
Poi, i dubbi e le perplessità sull’indulto. “Non va decontestualizzato – dice la deputata lariana – e nel momento in cui è stato approvato serviva a contrastare un’emergenza. So che in Lombardia, su 3.893 condannati che hanno beneficiato dell’indulto, 1.058 sono tornati in carcere. In effetti non sono pochi – ammette – e l’affollamento delle carceri non si risolve con questi provvedimenti”.
Oggi, quindi, non lo voterebbe “Ripeto, non possiamo toglierlo dal contesto in cui è stato approvato. Ma uno degli errori è stato non distinguere la tipologia di reati per i quali si poteva beneficiare dell’indulto. L’importanza di questa attenzione era stata sottolineata anche dal senatore Gerardo D’Ambrosio (l’ex magistrato di Mani Pulite, ndr). L’indulto è un provvedimento votato con fretta, senza il giusto livello di analisi”.
Il giudizio del sindacato di polizia non è certo più tenero. “Abbiamo sempre detto che l’indulto ci avrebbe costretto al doppio lavoro. Così è stato – commenta Ernesto Molteni, segretario comasco del Sap (Sindacato autonomo di polizia) – Abbiamo riportato in galera quasi la metà delle persone che hanno beneficiato dell’indulto. E quanto sostenuto dal prefetto, ossia che il 40% dei reati viene commesso dagli stranieri, è un dato di fatto. Secondo noi, però, le soluzioni esistono: certezza della pena, in primis. E poi chiediamo che i clandestini sorpresi a delinquere scontino la pena nel Paese d’origine”.
“Sugli oltre 500 detenuti di Como – spiega Massimo Corti, responsabile sindacale della Cisl al Bassone – la base di stranieri è parecchio vasta. Oltre agli ovvi problemi di comunicazione, i detenuti extracomunitari non possono usufruire delle forme alternative alla detenzione. Quindi, detto in parole povere, non hanno nulla da perdere, mentre gli italiani hanno interesse nel tenere una buona condotta”.

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