E’ stata approvata dai due rami del parlamento la legge contro le cosiddette dimissioni in bianco. Una pratica già illegale, eppure molto diffusa, contro cui ora c’è un provvedimento di legge. L’ufficio vertenze della Cgil ne ha quantificato l’estensione in circa 18 mila casi per l’anno scorso, ma è probabile che la reale entità sia molto più estesa, trattandosi nella gran parte di casi di un fenomeno di ricatto nei confronti di lavoratrici e lavoratori, spesso dunque neppure denunciato.
Un fenomeno che colpisce soprattutto le donne, nel caso della maternità, ma che viene utilizzato dalle aziende anche per «risparmiare» in caso di infortuni o malattie dei lavoratori. La legge votata da Camera e Senato prevede che il lavoratore che voglia licenziarsi lo possa fare soltanto utilizzando appositi moduli del ministero (numerati e con scadenza entro 15 giorni); il foglio in bianco firmato dall’azienda non avrà, per ciò stesso, più alcun valore. «Un’inversione di tendenza – commenta Marina Nicchi, di Sinistra democratica – Da oggi, almeno questa forma di sfruttamento del lavoro può essere punita». Il provvedimento riguarda tutti i lavoratori, stabili o precari, e ha valore retroattivo.
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