Diversamente uguali- Riflessioni

Diversamente uguali

Tempo fa in Francia ha spopolato l’hashtag di una ragazza di colore, studentessa di inglese e di danza , che ribalta via tweet i luoghi comuni.
L’hashtag #SiLesNoirsParlaientCommeLesBlancs per prendere in giro i soliti commenti che le vengono rivolti da amici e colleghi bianchi…
Un argomento cosí caldo anche in Italia, dove la presenza degli stranieri cresce giorno dopo giorno e soprattutto con gli arrivi degli sbarchi di migliaia di profughi.
I pregiudizi, gli stereotipi e gli attegiamenti razzisti si esprimono apertamente e senza timore. Gli troviamo ai posti di lavoro, nelle aule delle scuole, nei bus o nei treni, dove si cerca di cambiare posto senza esitare, quando ci tocca di trovarsi vicino alle persone di pelle nera, di stringere la borsa verso di sé, quando un uomo di colore ci passa al fianco, o di abbassare lo sguardo e di fare finta che il nero che é di fronte non esiste, anche se dentro ci si sente la paura che ” quello” possa fare del male, che possa agredire. La paura ci segue anche nella notte mentre passeggiamo nei parchi o lunghe le strade. Purtroppo qualche esempio infelice si ingrandisce e da una bolla diventa una macchia d’olio. Anzi, la paura si usa e diventa un arma potente nelle campagne elettorale.
I pregiudizi e gli attegiamenti razisti gli esprimono i grandi e i piccoli. Quest’ultimi imparando dagli adulti.
Durante i percorsi di educazione interculturale nelle scuole medie, gli insegnanti insieme ai mediatori culturali, che lavorano per un educazione di convivenza e di rispetto verso il diverso, hanno svolto degli indagini attraverso il gioco come strumento operativo per vedere quali sono gli aggettivi che pregiudicano e stereotipano lo straniero. Proviamo a vedere qualcuno in base di nazionalità:
I nord-africani si qualificano tutti come poveri e puzzolenti, o terroristi
I sudafricani- neri, umili e sottomessi
I tunisini- bugiardi, semplici, pigri, tradizionalisti, allegri
Zairesi – neri, alti e ricci, sottosviluppati
Egiziani – religiosi e poveri
Algerini – poveri, lavoratori, religiosi e sottosviluppati
Marocchini- poveri, bugiardi, conflittuali, sottosviluppati,
Nigeriani- trafficanti di droga, violenti
Rumeni – poveri, ubriacchi,umili, ladri
albanesi- violenti, scorbuttici,agressivi, prepotenti
Polacchi- lavoratore, sporchi e simpatici…
Invece gli italiani vengono visti dagli stranieri come gentili, tradizionalisti, razzisti, provinciali, chiaccheroni e a volte mafiosi.
Da quanto emerge, i luoghi comuni, la media ( tv e giornali) e la famiglia, influiscono tantissimo nel modulare un pensiero negativo verso lo straniero. A questo modo si creano cattegorie che non ofrono nessuna possibilità di aprirsi verso l’altro e capire le qualità che l’altro possiede. Anzi, si creano disequilibri in rapporto con la diversità creando paura, diffididenza, enfasi e spesso disprezzi.
Occorre quindi, un riconoscimento dell’identità dell’altro, non cercarlo a cambiarlo, ma a cercare a confrontarsi e a costruirsi il pezzo di socialità, assumendo ognuno la responsabilità di partecipare giorno dopo giorno. Tutto questo viene poi capito anche in un quadro di diritti i umani n una logica di relazioni.
L’educazione antirazzista a tutti i livelli dalle diffidenze della convivenza con la diversità richiede oggi una atenzione da tutte le agenzie educative, che lavorano per la società multiculturale e pacifica. Senza dimenticare che tutti noi, siamo diversi ma anche uguali.

Indicazioni bibliografiche:
Immigrazione e pedagogia interculturale di D. Demetrio e Favaro G. ( La nuova Italia, Firenze 1992)
La fabbrica del pregiudizio. Per conoscere ed affrontare i pregiudizi culturali nella scuola – di Mezzini M, Zanini A, e Testigrosso T.

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