Nelle ultime sei settimane abbiamo pubblicato un dossier dedicato alla alla figura del Mediatore Interculturale in 6 paesi della Comunità Europea.
Clicca qui sotto per leggere le puntate del dossier:
- L’Italia
Dopo l’analisi dei quadri nazionali di questi sei paesi europei nell’ambito di mediazione interculturale, chiudiamo il dossier cercando di evidenziare le analogie e le differenze tra le situazioni descritte.
Tratti comuni
Come prima cosa, bisogna evidenziare il bisogno, comune a tutti gli Stati osservati, di mettere in campo una qualche forma di mediazione interculturale, perché viene considerata come strumento strategico nei processi di inclusione e per stimolare una interazione positiva.
In tutte le situazioni viste, si considera che la buona riuscita di qualsiasi dispositivo di mediazione dipende in larga misura da caratteristiche, stili e approcci che garantiscono terzietà (1), la correttezza, l’obiettività e la riservatezza.
Gli obiettivi posti, sono la facilitazione della comunicazione e la ricerca della coesione sociale fra gruppi diversi (minoranze e maggioranze etniche, o immigrati ed autoctoni), l’accesso ai servizi pubblici e ai diritti di cittadinanza di minoranze e immigrati, la gestione di identificazione, comunicazione, relazione, prevenzione e risoluzione dei conflitti che scaturiscono nelle realtà multiculturali in vari campi (società, scuola, lavoro, sanità, centri di accoglienza…).
Come per l’Italia in ciascuno dei Paesi presi in analisi, si notano questi aspetti in comune:
– rispetto, secondo le politiche nazionali, i diritti e i doveri per tutti i cittadini, Autoctoni e stranieri;
– si sviluppano politiche sociali e di welfare per sostenere i gruppi socialmente più vulnerabili (migranti e minoranze etniche);
– Le istituzioni centrali e locali hanno un ruolo importantissimo nell’organizzazione e gestione dei servizi pubblici;
– Il panorama attuale del fenomeno migratorio, tipologia della popolazione migrante, tipologia dei progetti migratori (economico, protezione, richiesta d’asilo, ricongiungimenti familiari) è simile per tutti gli stati presi in analisi
– Così anche le leggi, regolamenti e piani attuativi che riguardano sia il governo del fenomeno migratorio, sia i processi di inserimento e integrazione sociale, economica e culturale nel paese di accoglienza.
Le divergenze
In modo sintetico portiamo i vari modi di organizzazione della Mediazione Interculturale da cinque aspetti legati alle politiche di mediazione culturale, che sono stati presi in esame e che evidenziano le analogie o le differenze per i sei Paesi nell’ambito della ricerca:
Concezione del dispositivo
Formazione
Inquadramento contrattuale
Risorse e stanziamenti
Livello di normazione
Concezione del dispositivo
La mediazione culturale è un’attività complessa che si mette a disposizione degli immigrati in vario modo: in Spagna, Francia, Italia, Germania, viene realizzata direttamente da persone fisiche per conto di vari committenti (pubblici e privati).
Invece, nel Regno Unito la mediazione è realizzata da figure organiche a strutture operanti sul territorio.
Un’altra caratteristica, su cui riflettere è anche la questione della cittadinanza: In Italia, Francia, Spagna, Grecia, il mediatore può essere autoctono o immigrato, invece nel Regno Unito è un mediatore sociale puro, che è quasi sempre autoctono o di una persone integrata di lunga data.
Formazione
Sul versante formativo non esiste un percorso di addestramento obbligatorio e univoco, comune a tutti i sei Paesi. Le opzioni formative praticate nei differenti contesti nazionali viaggiano in due binari: professionale e universitario ( Italia e Spagna).
Il percorso in questi paesi è normato a livello centrale e territoriale, mentre in Francia e Regno Unito esistono forme di accreditamento e validazione di pregresse esperienze lavorative e formative.
Inquadramento contrattuale
In Francia, Regno Unito e Spagna, i mediatori interculturali (o quelli che ne assumono le funzioni) sono assunti direttamente dalle pubbliche istituzioni. Invece negli paesi restanti, l’attività lavorativa dei mediatori si svolge nelle strutture del privato sociale, oppure in seguito ad appalti e ad affidamenti da parte delle istituzioni.
Livello di normazione
Il sistema di normazione, a livello centrale o territoriale è più forte in Italia, Francia e Spagna perché viene definito in uno standard professionale completo della figura del mediatore culturale.
In Francia e Spagna, è ben definito anche il sistema di validazione delle competenze (crediti formativi e lavorativi ecc..)
In Germania, Regno Unito e Grecia, il mediatore è sotto la veste di una figura volontaria, quindi il livello di normazione è meno cogente.
Risorse e stanziamenti
Le politiche di mediazione Interculturale prendono vita dalle risorse economiche disponibili a livello nazionale. Anche su questo aspetto le situazioni sono variegate.
In Francia, Italia, Spagna e Germania, le risorse economiche per lo sviluppo di attività di mediazione interculturale sono stanziate in un quadro generale di politiche sociali dirette agli immigrati o alle minoranze etniche.
Nel Regno Unito, gli stanziamenti si rivolgono ad ogni tipo di disagio.
In Francia abbiamo una situazione di peculiarità, perché i finanziamenti per l’attività della mediazione culturale sono rivolti al personale di origine immigrata che percepiscono uno stipendio mensile rimborsato all’80% dallo Stato e gestito operativamente dalle organizzazioni del privato sociale.
I fondi utilizzati per la mediazione provengono spesso anche dall’Unione Europea, o altre iniziative internazionali (Germania, Italia, Francia, Grecia, Spagna).
Mentre nel Regno Unito e anche in Spagna gli sponsor possono essere anche privati.
In conclusione
L’Italia ha collaudato modelli replicabili in vari contesti europei e ha sperimentato approcci innovativi in tutti i settori di intervento. Ora, si tratta di dare giusta visibilità a questa esperienza e di normare il profilo della mediazione interculturale tenendo presente tre condizioni:
– equilibrio dei parametri di riconoscimento e di sistematizzazione del profilo a livello nazionale;
– Confronto costante tra i responsabili del processo di normazione e i soggetti privati, amministrazioni locali e dei mediatori esperti presenti sul territorio;
– Investimento di risorse per rispondere al crescente fabbisogno dei mediatori interculturali in tutti i settori.
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Fonte principale: Il Mediatore culturale in sei Paesi europei (report di ricerca) a cura di Simone Casadei e Massimiliano Franceschetti . Strumenti ISFOL, 2009.
Note:
(1) terzietà s. f. termine proveniente dal linguaggio giuridico. È il fatto di essere terzo in un rapporto giuridico, cioè estraneo o privo di interessi in comune con una delle due o più parti in causa: nel processo penale il giudice si trova in condizione di terzietà rispetto all’accusa e alla difesa. (fonte Treccani online)