Il mediatore interculturale e lo storytelling

18
Feb

Un contributo di Maria Mihaela Barbieru*

“Nessuno meglio dello straniero conosce la passione della solitudine.  Eppure l’assoluto di questa libertà – quella di averla scelta – si chiama Solitudine.  Disponibile, libero da ogni legame, lo straniero Non ha nulla, eppure è pronto per l’assoluto” [1]

Lo Straniero è pronto per l’assoluto! Toccante ma anche pungente metafora  che rispecchia la società nostra attuale!

Ora, attivando l’empatia e fermando il giudizio, proviamo ad immaginare che cosa possa significare «essere pronto per l’assoluto». Pronto ad affrontare il tutto, ad accogliere e farsi accogliere, a raccontare il suo vissuto, la storia del suo fluido o bloccato, i suoi valori,i suoi dolori ed i suoi silenzi, le sue paure le sue emozioni?

Di fronte a questo assoluto dello straniero, il mediatore cosa può e cosa deve fare? Qual è il suo ruolo?

“Se io potrò impedire/ A un cuore di spezzarsi/Non avrò vissuto invano –/ Se allevierò il dolore di una vita/ O guarirò una pena –/ O aiuterò un pettirosso caduto/ A rientrare nel nido/ Non avrò vissuto invano.” [2]

L’immenso lavoro del mediatore potrebbe inziare da questa poesia. Un compito molto ardito.

L’incontro preliminare tra le parti – tra cui lo straniero – ed il mediatore o tecnicamente chiamato “primo incontro” costituisce l’occasione di  mostrare alle parti che il mediatore dispone sia delle capacità tecniche che delle qualità umane per aiutarle a trovare una soluzione che soddisfi le parti. Il momento di mostrare che il mediatore conosce gli strumenti vincenti da utilizzare in mediazione affinché ci si arrivi ad un dialogo autentico e di fiducia tra le parti, compreso il mediatore stesso.

Uno di questi strumenti è lo storytelling. In primo luogo perché, come ci insegna Paul Watzlawick [3], la comunicazione si svolge su due livelli distinti, quello del contenuto e quello della relazione. E lo storytelling è uno strumento con cui le parti raccontano le proprie storie, cercando di costruire, per quanto sia loro possibile, una relazione. Partendo dalle loro storie, dai loro vissuti, affermando i propri valori, bisogni, esigenze.

In secondo luogo perché il mediatore conosce bene il processo di mediazione ed è consapevole, quindi, di dover lasciare il palcoscenico, portando al centro le parti in mediazione. Agendo così, il mediatore fa sentir le parti degli <eroi>, protagoniste della questione nella quale il mediatore si pone da <ponte>, un “al qantara” [4].  Quel «ponte» che faciliti il passaggio alle parti, dall’una all’altra, offrendo saperi e tecniche utili a <mettersi in cammino>. In un «cammino» che conduca alla ricerca di un dialogo nonché ad una soluzione soddisfacente per le parti.

Ascoltando il silenzio e ascoltando nel silenzio, attraverso momenti di silenzi ed inviti alla parola, conoscendo e facendo ricorso alle sette regole dell’arte di ascoltare [5] è importante che il mediatore riesca a costruire questo dialogo autentico tra <gli eroi> perché “il rapporto tra noi, gli occidentali e loro, gli stranieri, oscilla tra il bisogno di affermare una distanza, un’alterità culturale, e il bisogno di annullare ogni differenza”.[6]

Comprendiamo, quindi, che lo storytelling è un momento significativo, uno strumento valido nelle mani del mediatore, è “il tempo delle parole, delle emozioni e le parole curano. […] Perché sul ciglio di un abisso ti accorgi che l’anima racchiude in sé l’infinito” [7]

Note:

[1] Julia Kristeva, Stranieri a noi stessi. L’Europa, l’altro, l’identità. Donzelli, 2014.

[2] Emily Dickinson, Tutte le poesie [40]

[3] Paul Watzlawick, Pragmatica della communicazione umana. Ubaldini, 1997.

[4] Romina Coin, Psicologia sociale e intercultura. Cortina,2001.

[5] Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili. Mondadori,2003.

[6] Romina Coin, Psicologia sociale e intercultura. Cortina,2001.

[7] Eugenio Borgna, Il tempo e la vita. Feltrinelli,2015.

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(*)- Maria Mihaela Barbieru. 

Laureata in Filologia – Lingue Romanze, master conseguito presso l’Università degli Studi di Verona in “Intercultural Competence and Management – Comunicazione, gestione dei conflitti e mediazione interculturale in ambito aziendale, educativo, sociosanitario, giuridico, dei mass media e per l’italiano L2”, iscritta all’Albo dei Periti Tecnici e CTU presso i Tribunali di Milano e Monza, mi occupo di traduzioni giurate ed interpretariato nonché comunicazione e mediazione interculturale, docenza e consulenza linguistica aziendale.

Info: mbarbieru@hotmail.com




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