Il mediatore interculturale e il suo zaino di lavoro
Il primo strumento: La parola Accogliere
Come abbiamo detto prima, quando abbiamo presentato lo zaino del Mediatore interculturale, l’accoglienza é la parola- strumento che troveremo appena aperto lo zaino. E la parola che apre il sipario di una ” piece teatrale” in un incontro a tre attori, in un luogo conosciuto/ o sconosciuto che sono: il mediatore, l’operatore e l’utente in un determinato tempo. Per capire bene il suo significato, proviamo a vedere il suo significativo semantico.
La parola magica ” ACCOGLIERE”, arriva dal latino ” accolligere”. Significa l’apertura verso l’altro, che viene ricevuto in un gruppo o in un ambiente sconosciuto, mettendosi in gioco. Chi accoglie invece, lo rende partecipe di quacosa di proprio, si offre, si spalanca verso l’altro diventando un tutt’uno con chi accoglie. Accogliere é un invito per l’altro a restare.
Se ci fermiamo nell’ ultima frase, forse troviamo il senso vero della parola Accogliere: Un invito per l’altro a restare…e capire come dobbiamo svolgere il nostro compito.
Ma come si fa? Come capisce l’altro che lo stiamo accogliendo? Come si realizza quando spesso, a noi mediatori culturali ci si chiede di sbrigare e risolvere una situazione difficile in poco tempo? A volte anche in un terreno dove conosciamo contemporaneamente operatore e utente insieme? Per esempio in un incontro tra genitori e docenti, o tra un medico e paziente straniero in uno studio medico, o durante a un intervento chirurgico. Quindi, il mediatore é un intermediario che svolge un ruolo in funzione di un triage, ciòè, in un anello.
Accogliere vuol dire a garantire alla persona che é di fronte, che il servizio c’é in pieno delle sue forze ed energie alla sua disposizione. Ci si ofre la possibilità di comunicare, di assicurare l’altro che tu sei lí per lui. E questo si realizza attraverso le competenze. Il mediatore conosce i valori che rappresentano l’utente – connazionale nel complesso, e quindi l’altro viene accettato per quello che é, senza essere giudicato nella situazione di ” disaggio” o nel bisogno in cui si trova. É importantissimo che l’utente non percepisca una nota di giudizio verso di lui, diversamente la comunicazione sarà difficile o impossibile. Questo fatto viene curato attraverso il linguaggio verbale o non verbale. Si legge dal tono della voce che viene usato, dalle parole che scegliamo già dall’inizio della conversazione, dal modo come guardiamo l’altro, come sorridiamo o come muoviamo il nostro corpo. Come curiamo le emozioni, la pazienza, e come capiamo le sfumature.
Le aspettative verso il mediatore sono alte non solo dalla parte dell’utente, ma anche dall’operatore. A volte non sono neanche realistiche. Per questo motivo bisogna fare molta attenzione ed essere pazienti e precisi. Il mediatore cura i rapporti nello stesso tempo sia con l’operatore e sia con l’utente. E deve tenere presente come fattore, anche la neutralità nel rapporto. Accoglienza é la chiave che ofre positivamente la possibbilita ad un inizio di racconto di una difficoltà, di un problema di natura economica, sociale, abitativa, di comprensione ma anche di un conflitto. Accoglienza stabilisce una relazione che da via ad un rapporto di carattere meticciato in cui il ruolo del mediatore é di dare via alla persona di narrare le sue esperienze del suo percorso migratorio. E questo passo significa di dare l’avvio ad un altro strumento ancora più importante, all ascolto. Ma di questo ne parleremo la prossima volta.
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