INDICAZIONI DI CONDOTTA PROFESSIONALE per il Mediatore Interculturale

L’ETICA

  1. Il mediatore interculturale (in seguito M.I.) deve avere un comportamento etico (l’insieme delle pratiche socialmente corrette e universalmente valide):
  • Svolge il suo compito in presenza dell’operatore del servizio e dell’utente straniero. Si presenta all’inizio del colloquio in qualità di mediatore interculturale  e spiega qual’è il suo ruolo
  • È tenuto a tradurre l’integrità di ciò che una delle parti dice all’altra e viceversa. Deve anche decodificare i contenuti culturali presenti nella comunicazione in modo che siano comprensibili ad entrambe le parti
  • Si astiene dalla prestazione di servizi che competono esclusivamente agli operatori interni e non esprime opinioni personali. Il M.I. è tenuto al segreto professionale
  • Garantisce una corretta comunicazione del contenuto del messaggio per l’altra parte. Il M.I. deve interrompere in tempo un discorso troppo lungo
  • Facilita la comunicazione fra operatore italiano e utente straniero evitando di conversare con una delle parti escludendo l’altra e di lasciarsi coinvolgere in una posizione nella quale sia lui a condurre la conversazione invece dell’operatore del servizio o dell’utente. Il suo operato è quello di rendere la comunicazione possibile tra le due parti e non di condurre lui stesso la conversazione
  • Può interrompere l’intervento senza entrare in discussione con le parti, se considera che la situazione diviene troppo difficile per sé, perché si trova davanti a un caso di coscienza o perché è oggetto di minacce. Deve chiamare telefonicamente, immediatamente l’agenzia di mediazione interculturale, la quale concorda con il servizio le modalità di conclusione dell’intervento.
  • Le informazioni ricevute  all’inizio dell’intervento da parte dell’operatore del servizio sulla natura del colloquio non devono essere divulgate agli utenti. In nessun modo, mentre tutto quello che è stato espresso durante il colloquio deve essere tradotto e condiviso con l’operatore. In caso di richiesta specifica, il M.I. ricorda il suo ruolo e i suoi obblighi dettati dalla professione e dal contratto di mediazione interculturale
  • Evita la collusione con una delle parti e non schiera con nessuna causa contro l’altra, mantenendo un equa distanza tra le parti

 

  1. Il Mediatore Interculturale si impegna a mantenere un comportamento responsabile, congruo e corretto:
  • Non deve accettare compensi, regali o inviti di nessun tipo, il suo unico compenso deve essere quello ricevuto dall’agenzia alla quale fa riferimento
  • Non rilascia mai i suoi ricapiti personali. Quando serve, deve dare i riferimenti dell’agenzia per cui lavora
  • Non deve fare nessun commento riguardo alla committente, la retribuzione, il progetto e i colleghi. Gli spazi per tali argomenti sono già previsti durante le riunioni organizzative che garantisce l’agenzia al suo interno
  • Deve tenere un comportamento discreto e non invadente
  • Deve evitare di essere il centro della conversazione
  • Deve evitare di dare un’impressione di trascuratezza, tanto nel suo abbigliamento quanto nel suo comportamento

LA DEONTOLOGIA DEL MEDIATORE CULTURALE  

Nell’ambito della mediazione interculturale, l’operatore che mantiene il ruolo di mediatore deve svolgere il suo servizio rispettando un rigoroso codice deontologico.   La professionalizzazione del ruolo di mediatore interculturale impone l’osservanza della caratteristica della neutralità.  Il ruolo dalla figura del mediatore consiste nel creare un clima di fiducia e di confidenza tra le parti in causa.

Altre  regole implicite al senso di mediazione sono:

  • accordarsi con l’utente per l’intervento della mediazione;
  • presentarsi come mediatore coadiuvato da un operatore;
  • chiarire all’utente che ciò che verrà detto sarà tradotto secondo le regole di traslitterazione della mediazione interculturale;
  • chiarire il ruolo non decisionale del mediatore;
  • richiedere di rinviare il servizio di mediazione qualora uno o entrambi gli utenti esprimano confusione sul ruolo del mediatore;
  • richiedere l’esonero dal servizio qualora l’opera di mediazione comporti gravi dilemmi deontologici.

Inoltre, il codice deontologico della mediazione interculturale attiene a regole di carattere specificamente professionale i cui punti da rispettare sono i seguenti:

  • Il mediatore dovrà interpretare fedelmente e al meglio delle sue capacità quanto detto dalle parti, senza nulla aggiungere né omettere;
  • Il mediatore dovrà accettare l’incarico solo se in grado di eseguirlo in maniera efficiente;
  • Il mediatore dovrà sempre arricchire le sue conoscenze in ambito professionale;
  • Il mediatore dovrà essere imparziale nella trasmissione del messaggio;
  • Il mediatore dovrà attenersi al segreto professionale;
  • Il mediatore non dovrà trarre vantaggio dalle informazioni ottenute nell’opera di mediazione;
  • Il mediatore non dovrà richiedere altra ricompensa, oltre a quella pattuita con il committente;
  • Il mediatore dovrà sempre tutelare gli standard professionali, curare il proprio aggiornamento professionale e promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi mantenendo sempre nei confronti degli stessi un atteggiamento di lealtà;
  • Il mediatore non potrà essere utilizzato per funzioni diverse nel corso di svolgimento di un incarico di mediazione;
  • Il mediatore eserciterà la sua professione nel rispetto delle norme vigenti sul territorio italiano.

 

Nella sfera dell’opera di mediazione interculturale tutti i punti del codice deontologico vanno rispettati con un atteggiamento di completa professionalità, mantenendo un senso di responsabilità nei servizi che vengono offerti.

Il mediatore interculturale deve dare un senso al suo lavoro nella prospettiva dell’equilibrio. La costanza nell’impegno e il rigore morale devono aggrapparsi ad un assetto personale equilibrato; una giusta misura nei comportamenti che non dia spazio a scivolose cadute di carattere personale o giudizi di valore che hanno la pretesa di entrare nel rapporto di mediazione decalibrandone i contenuti.

 Inoltre:

  • Il mediatore interculturale dovrà mantenere una equidistanza emotiva e un comportamento corretto nei momenti di pressione, da parte dell’operatore con cui lavora o da parte dell’utente immigrato, per far schierare il suo punto di vista da una parte o dall’altra
  • Il mediatore interculturale dovrà essere in grado di mettere da parte il suo senso di appartenenza nei confronti della comunità di origine che si può configurare come elemento di ricatto emotivo o di messa in discussione delle proprie capacità di gestire i livelli di empatia che caratterizzano l’ambito professionale
  • Per tali ragioni il mediatore culturale dovrà essere in grado di mirare alla produzione di nuovi legami e di consolidare legami già esistenti, mettendo in risalto l’aspetto umano delle relazioni che apre verso un nuovo senso di appartenenza e di rispetto della interculturalità in un mondo che, sempre più, appartiene alla solidarietà tra i popoli.

 




  • Share: