Il mediatore interculturale come bussola che orienta l’integrazione degli alunni nell’ambito scolastico.
Introduzione
Gli ambienti famigliari spesso sono fonte ed arena di conflitti e disagi, che comportano delle conseguenze nell’educazione dei figli. Questo avviene più sovente anche in un contesto di una famiglia straniera che si trova in Italia sia da pochi anni e sia da tanti. La scarsa conoscenza della lingua, delle norme e delle regole, crea a volte tra la famiglia e l’alunno con gli istituti scolastici, degli ostacoli seri, incertezze, difficoltà di convivenza, assenza di dialogo, dispersività, perdita del desiderio nello studio, chiusura in se stessi, e a volte anche disaggi psicologici. Questi disaggi avvengono perché la scuola è un sistema rigido fatta di regole imposte dai dirigenti e il personale dei docenti. Invece nel mondo della migrazione tutto è relativo, dove le situazioni fanno da padroni. Perché questo? Avviene perché non tutti gli alunni che arrivano da un paese straniero si trova assomiglianze con il sistema scolastico dell’Italia, il sistema delle vaccinazioni, le pagelle scolastiche che non sono tradotte in italiano, il bambino o lo studente nelle scuole superiori non è in regola con il permesso di soggiorno, il bambino può essere un minore non accompagnato, potrebbe avere disturbi mentali che non sono stati conosciuti nel paese d’origine, il programma scolastico non coincide con quella italiana, il sistema della lingua è molto diversa, il metodo dell’insegnamento o di studio potrebbe essere molto diverso, la presenza dei genitori assente, e tante altre difficoltà infinite. Tutte queste, creano disaggi e richiedono attenzione di tutti gli attori che girano attorno a queste problematiche, per trovare strategie e modi ad affrontarlo. A tante domande che gli insegnanti si sono sotto posti durante gli anni di storia di migrazione, gli hanno trovato risposte attraverso all’utilizzo degli mediatori interculturali, i quali hanno facilitato la comunicazione e l’apprendimento delle due parti chiamati in causa: scuola e famiglia. La parola chiave, come abbiamo detto è la relatività. Per venire d’aiuto agli nuovi mediatori che si stanno formando, cercheremo a spiegare passo dopo passo il compito della mediazione nel campo scolastico e qual è il suo ruolo.
Definizione :
La mediazione interculturale nella scuola, è una competenza comunicativa interculturale capace di lavorare dentro ad una relazione di due o più culture diverse, creando condizioni adatti, per favorire un incontro positivo nel dare e nel ricevere, promuovendo valori importanti reciproci nel rispetto al quale si esercita un intervento.
“IL Mediatore Interculturale è colui che facilita gli incontri, fa da tramite tra una persona e un’altra affinché una delle due possa capire l’altra ( se lo scopo della mediazione è la comunicazione” o, meglio ancora, affinché entrambe possano interloquire di più e meglio”. ( 1*- Duccio Demetrio)
Continua Demetrio: ” nessun insegnante o educatore, a meno che non sia cresciuto al contempo in due culture, non sia ovviamente bilingue, orgoglioso di questa sua ricchezza bi-identitaria- può a ragion veduta assumersi la responsabilità di dire più di tanto, rispetto a un’altra cultura che avrà conosciuto,tutt’al più, leggendo, viaggiando, frequentandone i rappresentanti.Mentre i mediatori interculturali saranno senz’altro autorizzati a definirsi tutti coloro che, in qualche modo, partecipano al comune progetto di educare bambini e ragazzi di ogni nazionalità alla condivisione dei valori, dell’interculturalismo o transculturalità” ( 2*)
Che cosa potrebbero fare la Scuola insieme con i MIC?
- Pianificare un percorso di formazione e informazione continua per gli insegnanti
- preparare un kit di informazioni sulla scuola e modulistica in varie lingue come guida di accoglienza per le famiglie e gli stessi alunni di origine straniera
- realizzare incontri di informazione sulle culture presenti negli Istituti scolastici, coinvolgendo anche gli alunni e le famiglie.
- collaborare ai Consigli di classe e d’Istituto in modo da poter inquadrare bene tappe, obiettivi e compiti delle attività di mediazione interculturale.
- inserire l’intervento del MIC nella programmazione come parte integrante della vita di classe.
- “creare coesione e affiatamento nello staff nell’ottica di una progettualità solidale, complementare e congiunta che valorizzi anche la funzione di collante della mediatrice/ mediatore come risorsa ordinaria della scuola, e non più straordinaria, mercenaria, da ” pronto soccorso”, salvifica per le urgenze didattiche.” (3*)
Quali sono i profili degli alunni stranieri che gli insegnanti e i mediatori interculturali incontrano nel loro percorso:
- Nati in Italia da uno o entrambi i genitori di cultura non italiana. ( Sono figli spesso che vogliono riscattare limiti e difficoltà linguistiche e relazionali che i propri genitori hanno incontrato all’arrivo al fine di migliorare la propria posizione sociale. Un progetto questo, molto sovente nelle famiglie dell’Europa dell’Est).
- Nati in un altro Paese e arrivati in Italia ancora neonati o comunque in un’età prescolare ( fino a 5 anni e il lavoro su di loro è più semplice)
- Nati in un altro Paese e arrivati in Italia in una fascia d’età che va da 6 anni – 12 anni), scolarizzati nella loro nazione di provenienza ( cresce il programma di lavoro per uno sostegno linguistico differenziato e il metodo di studio).
- Ricongiunti alla famiglia in Italia, talvolta anche a un solo membro ( tante madri separate o non, dai Paesi dell’Europa dell’Est e Perù). Oltre il lavoro linguistico, un lavoro di sostegno di relazioni, conflitti e ricerca d’ identità.
- Giovani sotto i 18 anni arrivati da soli, che la legge chiama ” minori non accompagnati” scampati a guerre o in esodi collettivi ( accompagnamento nelle procedure burocratiche, gestione di relazioni e conflitti nelle comunità, affettività, relazioni con la famiglia all’estero, inserimento scolastico).
- Minori di origine rom, di nazionalità italiana o straniera( Bosnia e Romania), spesso vittime di emarginazione e pregiudizi. ( lavoro di inserimento, di seguire i compiti scolastici, di accompagnamento a scuola, educazione di convivenza).
- Ragazzi adottati giunti neonati o già in età scolare oppure adolescenziale ( gestione relazioni con il Paese d’origine, relazioni con la famiglia e gruppo classe, inserimento linguistico).
In fine, per comunicare a chi accoglie, sono importanti le risorse tecniche e didattiche, ma soprattutto, le risorse emotive intrinseche nel lavoro educativo, come la capacità di osservare e di ascoltare, di imparare a riconoscere i sentimenti e i segnali delle sofferenze piccole e grandi che scandiscono il cambiamento. Elementi che un mediatore interculturale non deve mai perderli di vista.
Note: (1*-2*) Duccio Demetrio, Agenda interculturale, Meltemi, Roma 1997
3* Silvia Rizzello, A scuola il mondo conta, edizione la meridiana.
Per approfondire:
- Come un pesce fuori d’acqua, Il disagio nascosto dei bambini e dei ragazzi immigrati di Graziella Favaro, Monica Napoli, Guerini e Associati, 2002.
- L’interculturalità nella scuola elementare, Alessandra Calzi,1999
- La fatica di diventare grandi, Aime M., Pietripolli Charmet G., Einauidi, Torino 2014
- Italiano L2- Casa editrice Edilingua Edizioni, materiale innivativo specializzato in webinair sul tema : www.edilingua.it
- Pagina a cura della Rai con schede, esercizi e dialogo audio: www.educational.rai.it/ioparloitaliano