Le parole della mediazione interculturale: 3. Immigrazione (Da finire)

Introduzione:

Nel programma di educazione interculturale come finalità dell’educazione alla cittadinanza in chiave interculturale, visto l’importanza crescente nel dibattito locale come in quello nazionale e internazionale, a noi mediatori interculturali, ci viene chiesto spesso a raccontare e spiegare la storia dell’immigrazione partendo dalle storie personale.

La curiosità, spinge in seguito a porsi  tante domande.  Proviamo ad elencare alcune:

1- Perché i popoli immigrano ? Quali sono le cause e quale le conseguenze?

2-Quali sono i problemi che  riguardano la regolamentazione ed il controllo dei flussi migratori?

3-Perché arrivano in Europa?

4-L’immigrazione può contribuire a risolvere problemi come sovrappopolazione, fame, epidemie e povertà nei Paesi di origine?

Per prima ,iniziamo a spiegare  Che cos’è l’immigrazione?

Definizione:

In etimologia, la parola immigrazione deriva dal latino immigrare  ed è formato da in- e migrare ossia “migrare“. Parole sinonimi: spostamento, trasferimento. Da quest’ultima parola spieghiamo il significato di questa parola:

L’immigrazione è il trasferimento permanente o temporaneo di singoli individui o di gruppi di persone in un paese o luogo diverso da quello di origine. Il fenomeno è l’opposto dell’emigrazione.

«Di immigrazione bisogna parlare con intelligenza e cuore », si è espresso Roberto Fico, il  presidente della Camera dei deputati nella XVIII legislatura.

Gli  immigrati quindi, sono persone, nate all’estero, che ad un certo punto della loro vita sono migrate verso il paese di residenza attuale, indipendentemente dalla propria cittadinanza. Un particolare sottogruppo di persone nate all’estero è identificabile negli individui nati al di fuori dell’Europa a 28 stati.
 Stranieri: sono coloro che non possiedono la cittadinanza del paese in cui risiedono, sia che siano nati in quel paese sia altrove. Sono talvolta definiti non-nationals (nel nostro caso non-italiani). Un particolare sottogruppo di stranieri è costituito da persone che non sono cittadini di un altro stato membro della UE (anche detti third-country nationals).
Seconda generazione: si riferisce a due gruppi distinti a) Con retroterra misto: persone che sono nate nello stato in cui risiedono (native-born) e che hanno un genitore nato all’estero (foreign-born) e uno nato nel paese in cui risiedono; b) Con retroterra straniero: persone che sono nate nello stato in cui risiedono con entrambi i genitori nati all’estero. (1)

Nel mestiere della mediazione interculturale, la parola immigrazione vuol dire:

Interazione fra gruppi di culture e lingue diverse che si rispettano reciprocamente e svolgono un dialogo equo tra loro per migliorare le condizioni socio-economico.

Il concetto di immigrazione è  “concetto dinamico riferito alle relazioni sempre in evoluzione fra gruppi culturali” o come “l’interazione esistenziale ed equa fra culture diverse e la possibilità di generare espressioni culturali attraverso il dialogo e il rispetto reciproco” (UNESCO, 2005).

Oggi diversi gruppi di popolazione migrano per motivi demografici come la sovrappopolazione e la povertà, caratteristiche delle società sottosviluppate. Una gran parte dei migranti in Europa è costituita dalle popolazioni provenienti dall’Africa ( Etiopia, Somalia, Capo Verde) e dall’Asia (India e Sri Lanka). Si migra anche per motivi culturali. Il modello della vita occidentale esercita una forte attrattiva sui popoli dei paesi poveri, che , attraverso i mezzi di comunicazione di massa, vedono i falsi modelli di vita proposti dai programmi televisivi o la pubblicità di prodotti commerciali esportati

Si migra anche per motivi politici. Pochi paesi del terzo mondo sono democratici, più spesso le dittature sono state le risposte ai problemi sociali ed economici più drammatici e hanno fatto affluire masse di esuli nel resto del mondo. Altre cause sono le guerre e i conflitti civili, razziali, etnici e religiosi che si verificano in alcuni paesi e che spingono le persone a cercare rifugio all’estero. Alcuni esempi: l‘Eritrea, ma anche la ex-Jugoslavia e i paesi sovietici ed ex-comunisti come l ‘Albania, da cui i flussi di migrazione sono in costante aumento.

Abbiamo due tipi di migrazione:  forzate e volontarie.
La migrazione volontaria è collegata all‘offerta di lavoro e alla richiesta di lavoratori, quella forzata, invece, è originata dai conflitti, dalle violazioni dei diritti umani, dall’oppressione politica, o religiosa, etc… Però essa risulta spesso, difficilmente identificabile.

Le principali cause dell’immigrazione sono:
Quella economica fu e rimane la causa principale dell’ emigrazione, altre ragioni che hanno indotto grandi masse di persone ad abbandonare la propria terra sono state cause politiche, etniche e religiose.
Disastri naturali (tsunami, alluvioni, terremoti, carestie);
Motivazioni personali (scelta ideologica, fidanzamento con un partner
residente in un altro paese); (riunificazione familiare);
● Di tipo criminale (per sfuggire alla giustizia del proprio paese, per
evitare un arresto)
Per istruzione (per frequentare una scuola e conseguire un titolo di studio.

Le conseguenze. 
Ci sono diverse conseguenze sia nel paese di partenza sia nel paese di arrivo.
Nel paese di partenza: Sul piano economico vi possono essere delle conseguenze positive come un rientro di valuta forte dall’estero (rimesse),che di solito viene impiegata per il mantenimento dei familiari rimasti e per l’acquisto di beni di consumo; ma anche negative poiché l’emigrazione provoca lo sconvolgimento o la scomparsa di interi settori di produzione.
Nel paese di arrivo: Sul piano economico la forza lavoro immigrata si adatta alle esigenze del mercato del lavoro locale, inserendosi soprattutto ai livelli medio-bassi (lavori rifiutati o non desiderati dalla popolazione locale per la fatica, il maggior rischio, i bassi salari, la precarietà stagionale).
Sul piano socioculturale: creazione di zone ad alta concentrazione etnica, che si congiungono spesso con fattori di rischio sociale: mancanza o scarsità di collegamenti, di servizi igenico-sanitari, della salute e dell’educazione; precarietà degli alloggi e alta densità abitativa; marginalità. In più vi è uno sviluppo di pregiudizi sociali e atteggiamenti razzistici che possono sfociare in episodi di intolleranza e di violenza (sia del gruppo immigrato come della popolazione autoctona).
Però come dice Tahar Ben Jelloun :
“Siamo  sempre  lo  straniero  di  qualcun  altro.  Imparare  a  vivere  insieme  è lottare contro il razzismo.”

* I  problemi che  riguardano la regolamentazione ed il controllo dei flussi migratori sono : la comprensione della differenza tra diritti sociali, diritti politici ed integrazione,

“I pregi delle democrazie liberali non consistono nel potere di chiudere le proprie frontiere, bensì nella capacità di prestare ascolto alle richieste di coloro che, per qualunque ragione, bussano alle porte. Ascoltare le richieste non significa automaticamente esaudirle o riconoscerle, ma che la rivendicazione morale di coloro
che chiedono accoglienza impone il dovere reciproco di esaminare, individualmente e separatamente, ogni caso di quanti chiedano di essere ammessi tra noi.” ( 3)

°catalogazione delle persone in base alla religione, alla cultura o alla provenienza

* problemi burocratici, pianificazione di programmi di formazione e di occupazione.

*Gli europei sono significativamente divisi in merito. È netta la distinzione tra Paesi su questo tema. Oltre la metà degli intervistati dell’Italia ma anche di Ungheria, Malta, Grecia, Slovacchia e Bulgaria vedono l’immigrazione soprattutto come un problema, mentre gli intervistati di Svezia, Irlanda e Regno Unito la vedono principalmente come un’opportunità.

In Europa si  immigra di più, perché gli europei sono ancora ben disposti e accoglienti verso i migranti. Soprattutto in quei Paesi che già ne ospitano, Spagna e Svezia in testa.

Oltre la metà (57%) degli intervistati afferma di sentirsi a proprio agio in qualsiasi tipo di relazione sociale con gli immigrati (manager, collega di lavoro, vicino di casa, medico, amico o famigliare, partner incluso), ma la risposta varia ampiamente da Paese in Paese. Poco più di un terzo (34%) si sente a disagio con almeno uno di questi tipi di relazione.

Sono soprattutto i più giovani e quelli con una migliore istruzione i più inclini a considerare l’immigrazione come un’opportunità, mentre gli intervistati più anziani e quelli con livelli di istruzione più bassi sono più orientati a sentirla come un problema.( 5)

L’immigrazione  contribuisce  a  risolvere i problemi nei Paesi d’origine attraverso agli accordi bilaterali che prevedono flussi migratori programmati e controllati, per rispondere a esigenze di manodopera del Paese di destinazione, a problemi di sovrappopolazione del Paese di origine, compensati per esempio  da altri aspetti come uno scambio di materie prime ed energia. Un accordo di questo tipo può prevedere la fornitura di materie prime e manodopera in cambio di prodotti finiti ed investimenti nell’industria e in infrastrutture nel Paese fornitore.

Note:

MPI Ministero Della Pubblica Istruzione (2007). La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri. Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale,Ottobre 2007.

(1). AA.VV., Migrazioni e sfida interculturale.- ( A. Mazzini)

2. http://www.unesco.it/it/Documento/Detail/

3. S. Benhabib, La rivendicazione dell’identità culturale, cit., p. 223

4. http://wwwdata.unibg.it/dati/bacheca/1029/82120.pdf

5.https://www.panorama.it/news/cronaca/europa-accogliente-migranti-italia

6. https://www.maggiolieditore.it/9788838757136-manuale-pratico-dellimmigrazione.html

7.https://www.amazon.it/Pedagogia-letteratura-migrazione-Sguardi-scrittura/

Per approfondire:

Mauale: Comunicare l’immigrazione, guida pratica per gli operatori derll’informazione, Centro Studi e Ricerche  Idos, lai Momo, Bologna 2012.

Riviste: Limes, Rivista italiana di geopolitica

Altri correlati