“Una filosofia della migrazione” di Donatella Di Cesare
La questione della migrazione č da anni ormai ostaggio di un dibattito politico inquinato di falsitą, di semplificazioni, propaganda e populismi facili. Raramente sui media di massa si sente un discorso pacato, profondo, che restituisca in qualche modo al concetto di migrazione la sua dimensione umana, universale e complessa. In questo libro la filosofa Donatella Di Cesare cerca di ragionare su questa parola diventata “di moda” secondo criteri propri alla sua professione: la filosofia.
Un lavoro utile per vederci un po’ pił chiaro in questi tempi oscuri.
Scheda
Sottotitolo: Una filosofi della migrazione
Autore: Una filosofi della migrazione
Editore: Bollati Boringhieri
Anno pubblicazione: 2017
Pagine: 280
Descrizione
Nel paesaggio politico contemporaneo, in cui domina ancora lo Stato-nazione, il migrante č il malvenuto, accusato di essere fuori luogo, di occupare il posto altrui. Eppure non esiste alcun diritto sul territorio che possa giustificare la politica sovranista del respingimento. In unetica che guarda alla giustizia globale, Donatella Di Cesare con limpidezza concettuale e un passo a tratti narrativo riflette sul significato ultimo del migrare, dando prova anche qui di saper andare subito al cuore della questione. Abitare e migrare non si contrappongono, come vorrebbe il senso comune, ancora preda dei vecchi fantasmi dello jus sanguinis e dello jus soli. In ogni migrante si deve invece riconoscere la figura dello «straniero residente», il vero protagonista del libro. Atene, Roma, Gerusalemme sono i modelli di cittą esaminati, in un affresco superbo, per interrogarsi sul tema decisivo e attuale della cittadinanza. Nella nuova etą dei muri, in un mondo costellato da campi di internamento per stranieri, che lEuropa pretende di tenere alle sue porte, Di Cesare sostiene una politica dellospitalitą, fondata sulla separazione dal luogo in cui si risiede, e propone un nuovo senso del coabitare.
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