Sono pronti e visibili online i “Rapporti annuali sulle comunitą migranti in Italia”, aggiornati al 1° gennaio 2017. Uno strumento per conoscere meglio i numeri, le variazioni e le caratteristiche delle maggiori comunitą di immigrati residenti in Italia. Ne esce una immigrazione in calo, stabile e attiva, nonostante le difficoltą dell’inclusione lavorativo e nell’accesso al welfare.
Uno strumento prezioso per chi lavora nella ricerca e nei servizi all’immigrazione. Un modo di accedere a dati precisi e aggiornati su numeri, variazioni, caratteristiche e particolaritą delle 16 comunitą, di immigrati provenienti dalle aree extra UE, pił numerose in Italia (albanese, bengalese, cinese, ecuadoriana, egiziana, filippina, indiana, marocchina, moldava, nigeriana, pakistana, peruviana, senegalese, srilankese, tunisina, ucraina).
I rapporti descrivono non solo i numeri e le statistiche di tipo anagrafico, ma anche diversi elementi strutturali che definiscono la qualitą dell’inclusione sociale e della convivenza, come l’accesso al lavoro, l’accesso ai servizi sociali, la casa, la partecipazione sindacale, linclusione economica e finanziaria.
Il numero complessivo dei cittadini non comunitari regolarmente residenti in Italia ammontava, al 1° gennaio 2017 a 3.714.136
Di questi quasi 4 milioni, il 40% č rappresentato da cittadini provenienti da quattro Paesi: Marocco, Albania, Cina e Ucraina.
Il numeri di ingressi e di nuovi permessi di soggiorno č in calo: dai 600.000 nel 2010 a 226.934 nel 2016. 45% dei nuovi permessi sono motivati da ragioni di ricongiungimento famigliare (nel 2010 erano 30%) e 34,3% da richiesta di protezione internazionale (7% nel 2010). Sempre pił rari quindi i permessi per motivo di lavoro.
L’altro dato importante č la stabilizzazione delle comunitą pił “vecchie” (marocchina, tunisina, albanese, moldava,, ucraina) per le quali la percentuale di permessi di soggiorno di lungo periodo rappresentano il 60,7%,
Per quanto riguarda il mondo del lavoro, si conferma ancorata la tendenza per alcune comunitą ad occupare prevalentemente posti di lavoro in alcuni settori specifici, come lindustria (pakistani, indiani), ledilizia (albanesi), il commercio (cinesi e senegalesi), i servizi pubblici, sociali e alla persona (ucraini, filippini).
Leggere: I Rapporti e le relative sintes
Fonte: www.lavoro.gov.it,
www.integrazionemigranti.gov.it