Quanti sono i minori stranieri “non accompagnati”: i risultati della ricerca Cesvot

Un fenomeno che sta interessando l’Italia da qualche anno. Si tratta del numero crescente di minori che arrivano nel nostro Paese senza alcun familiare, completamente soli, senza nessuna persona che possa occuparsi di loro. Un fenomeno che una ricerca del Cesvot, realizzata da Monia Giovanetti, ha cercato di analizzare. In particolare, la ricerca ha esaminato il fenomeno, con particolare attenzione per la Toscana, focalizzando l’attenzione sugli aspetti sociologici e sulle politiche di accoglienza. 11 storie raccontate da minori stranieri “non accompagnati” e 12 interviste a “testimoni privilegiati”: assistenti sociali, giudici, responsabili di comunità di accoglienza, operatori di polizia, aiutano a comprendere il fenomeno e a dare risposte. I risultati della ricerca saranno presentati a Marina di Carrara, alla X Rassegna Dire&Fare, giovedì 15 novembre alle ore 15.00.
Secondo l’indagine, negli ultimi sette anni i minori stranieri non accompagnati segnalati in Italia sono stati oltre 50.000, con una media di circa 7.700 minori arrivati nel corso di un anno. Le regioni che registrano il maggior numero di stranieri senza familiari, sono la Lombardia, il Lazio, la Toscana, il Piemonte, l’Emilia-Romagna e il Friuli. Solo in Toscana, nel 2006 sono stati segnalati 383 minori stranieri non accompagnati, un numero in calo considerato che, ad esempio, nel 2000 erano 993.
Per quanto riguarda la tipologia, la ricerca Cesvot ha evidenziato che il 73% dei minori ha un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, il 25% ha tra i 7 ed i 14 anni e la maggioranza è composta da maschi, pari all’85%.
Anche in questo caso, a rispecchiare un fenomeno che riguarda gli stranieri in generale, la maggior parte arriva dalla Romania (37%), dal Marocco (22%) e dall’Albania (15%) . Spesso, a spingere i minori a partire per l’Italia, sono gli stessi genitori con la speranza di trovare un lavoro che li possa allontanare dalla miseria da cui provengono.
Un fenomeno che, secondo l’autore della ricerca, esige attenzioni e risposte a tutti i livelli anche perché si appresta a diventare non “un problema di emergenza, ma un problema emergente, destinato ad accompagnarci stabilmente per i prossimi decenni”.

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