Karima Sahbani, Nocera Inferiore(SA). Per una rete nazionale dei Mediatori

20
Dic

“Comunque… noi intendiamo prendere parola”

Per la rubrica “Mediatrici & Mediatori Interculturali” questo mese parliamo con Karima Sahbanimediatrice linguistico-culturale di Nocera Inferiore (SA).

Karima è nata in Italia da madre italiana e padre marocchino, ha una laurea magistrale in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa e ha frequentato un corso di laurea triennale in mediazione linguistica e culturale. Prima di praticare il mestiere della mediazione ha fatto esperienza in vari settori.

Il suo percorso da mediatrice è iniziato nel 2012 con un tirocinio presso lo sportello per l’immigrazione del suo comune di residenza, Nocera inferiore, in provincia di Salerno, e con l’Agenzia campana di mediazione linguistico-culturale Yalla. (vedi il progetto qui)

Nel 2015 ha iniziato a lavorare, come volontaria, durante gli sbarchi di migranti presso il molo Manfredi, nella città di Salerno.

Successivamente ha lavorato in alcuni CAS nel napoletano… Attualmente, Karima non lavora nel campo della mediazione. Il 20 giugno scorso è scaduto il suo ultimo contratto e non è stato rinnovato.

“Credo che il mio modo di lavorare desse fastidio ai gestori del centro, abituati ad informare poco e male i richiedenti asilo ospiti della struttura” – dice Karima.

Con Karima Sahbani abbiamo parlato della Mediazione Interculturale nella sua regione e nel paese in genere. Del suo progetto di lanciare una rete italiana di mediatori interculturali, e del futuro della professione. A voi l’intervista.

L’intervista

MediatoreInterculturale.it. Come descriveresti le politiche di inclusione sociale dei migranti nella tua città e nella tua regione? Punti di forza, punti deboli…

Karima Sahbani: Nella mia città non è prevista alcuna politica di inclusione sociale dei migranti. In più occasioni mi avevano coinvolta per avviare un progetto Sprar, per poi confessare di aver paura dei risvolti in termini di consenso elettorale.
Nella regione le cose sono un po’ diverse. Penso, ad esempio, alla città di Napoli che è una delle poche ad avere un tavolo permanente sull’immigrazione. A breve nascerà anche la consulta degli immigrati e diverse sono le iniziative messe in campo, sia da parte dell’amministrazione sia di enti del terzo settore, per favorire l’inclusione sociale.

MediatoreInterculturale.it. Come è organizzata la mediazione in Campania e cosa ci vorrebbe secondo te perché funzioni meglio?

Karima Sahbani: Nel 2012 in Campania esisteva un elenco regionale. Il problema è che spesso veniva inserito in questo elenco solo chi aveva conoscenze dirette con i promotori dell’elenco.

Pochi anni prima era stata emanata una legge regionale che riconosceva formalmente la figura del mediatore, però non si è mai dato seguito alla cosa creando, ad esempio, un elenco regionale ufficialmente riconosciuto.

Affinché la mediazione funzioni meglio in Campania, occorrerebbe maggiore trasparenza e ci vorrebbe una maggiore intesa con le istituzioni, al fine anche di intensificare i controlli per impedire che falsi mediatori creino problemi ai richiedenti asilo.

Non bisogna sottovalutare questo aspetto in quanto una cattiva mediazione condiziona fortemente il modo in cui il richiedente asilo interagisce con la comunità autoctona.

MediatoreInterculturale.it. Tu stai tentando di lanciare una rete nazionale di mediatori interculturali. Come sta andando? e perché c’è bisogno di una organizzazione a livello nazionale della professione? quali sono gli obiettivi da raggiungere?

Karima Sahbani: Credo che stia andando bene, considerando il fatto che per questioni lavorative e di tempo ho dedicato più spazio a questo progetto solo negli ultimi mesi.

Ad agosto di quest’anno ho organizzato un incontro a Napoli e da allora le cose stanno procedendo ad un ritmo più veloce.

Poco tempo fa ho partecipato ad un evento di formazione a Torino. Ho avuto l’occasione di incontrare colleghi da tutta Italia e questo, mi pare, sia stato di grande aiuto.

La strada è ancora lunga, stiamo decidendo che forma dare al nostro gruppo. Per ora pare che l’APS sia quella più adatta perché permette a persone fisiche ed associazioni di far parte dello stesso organismo.

C’è bisogno di organizzare la professione a livello nazionale perché ci sono troppe difformità tra una regione e l’altra, perché bisogna stabilire degli standard per quanto riguarda la formazione del mediatore, per stabilire i criteri che definiscono questa figura professionale, per dare un contributo valido alla gestione dell’accoglienza in Italia, per avere voce in capitolo nel dialogo con le istituzioni e per veder riconosciuto il giusto valore alla professione del mediatore.

MediatoreInterculturale.it. Come vedi il futuro della professione?

Karima Sahbani: Voglio essere ottimista e credere nella nascita di un albo che tuteli i mediatori, gli utenti che chiedono il nostro supporto e le istituzioni che si avvalgono della nostra collaborazione.

MediatoreInterculturale.it. Altre cose che vorresti aggiungere?

Karima Sahbani: Sebbene la rete italiana dei mediatori interculturali non sia stata ancora ufficializzata, intendiamo prendere parola e diffondere comunicati circa alcune questioni che minano il futuro di questo paese e lo rendono un posto meno sicuro per tutti, italiani e stranieri.




  • Share: