Online: il Rapporto annuale “Comunità migranti in Italia 2017”

18
Feb

Sono pronti e visibili online i “Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia”, aggiornati al 1° gennaio 2017. Uno strumento per conoscere meglio i numeri, le variazioni e le caratteristiche delle maggiori comunità di immigrati residenti in Italia. Ne esce una immigrazione in calo, stabile e attiva, nonostante le difficoltà dell’inclusione lavorativo e nell’accesso al welfare. 

Frutto del lavoro della Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con il supporto dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL servizi spa.), sono stati pubblicati i risultati dei “Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia 2017”.
Copertina del Rapporto Comunità Immigrate 2017

Uno strumento prezioso per chi lavora nella ricerca e nei servizi all’immigrazione. Un modo di accedere a dati precisi e aggiornati su numeri, variazioni, caratteristiche e particolarità delle 16 comunità, di immigrati provenienti dalle aree extra UE, più numerose in Italia (albanese, bengalese, cinese, ecuadoriana, egiziana, filippina, indiana, marocchina, moldava, nigeriana, pakistana, peruviana, senegalese, srilankese, tunisina, ucraina).

I rapporti descrivono non solo i numeri e le statistiche di tipo anagrafico, ma anche diversi elementi strutturali che definiscono la qualità dell’inclusione sociale e della convivenza, come l’accesso al lavoro, l’accesso ai servizi sociali, la casa, la partecipazione sindacale, l’inclusione economica e finanziaria.

Il numero complessivo dei cittadini non comunitari regolarmente residenti in Italia ammontava, al 1° gennaio 2017  a 3.714.136

Di questi quasi 4 milioni, il 40% è rappresentato da cittadini provenienti da quattro Paesi: Marocco, Albania, Cina e Ucraina.

Il numeri di ingressi e di nuovi permessi di soggiorno è in calo: dai 600.000 nel 2010 a 226.934 nel 2016. 45% dei nuovi permessi sono motivati da ragioni di ricongiungimento famigliare (nel 2010 erano 30%)  e 34,3% da richiesta di protezione internazionale (7% nel 2010). Sempre più rari quindi i permessi per motivo di lavoro.

L’altro dato importante è la stabilizzazione delle comunità più “vecchie” (marocchina, tunisina, albanese, moldava,, ucraina) per le quali la percentuale di permessi di soggiorno di lungo periodo rappresentano il 60,7%,

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, si conferma ancorata la tendenza per alcune comunità ad occupare prevalentemente posti di lavoro in alcuni settori specifici, come l’industria (pakistani, indiani), l’edilizia (albanesi), il commercio (cinesi e senegalesi), i servizi pubblici, sociali e alla persona (ucraini, filippini).

Leggere:   I Rapporti e le relative sintes

Fonte:   www.lavoro.gov.it,

www.integrazionemigranti.gov.it

www.anpalservizi.it

 




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